Un anno di pandemia, ecco come è cambiata la vita degli anziani

190

È passato un anno dalla dichiarazione di pandemia Covid. Come è cambiata la vita degli anziani a Ragusa? A rispondere è il presidente di Anteas, Rocco Schininà, evidenziando che la vita delle persone anziane è cambiata nello stesso modo in cui è cambiata la vita di tutta la popolazione.

“Tuttavia – spiega – l’impatto che queste restrizioni hanno avuto sugli anziani è particolare proprio in relazione alla più frequente situazione di “fragilità” fisica e cognitiva. La necessità di ridurre le interazioni sociali ha drammaticamente ridotto lo “spazio vitale” di molti anziani, con un impatto negativo non solo sullo stato di funzione fisica ma anche sul tono dell’umore e a volte anche sulla performance cognitiva. L’isolamento domestico ha comportato una significativa riduzione del livello di attività fisica con conseguenze negative in particolare nei soggetti affetti da osteoporosi, artrosi, malattie neurologiche come il Parkinson, diabete mellito, malattie cardiovascolari”.

Ma c’è un altro aspetto che occorre ben considerare. Ed è un aspetto su cui si è parecchio concentrata l’attività di Anteas. “Da un punto di vista psicologico, infatti – sottolinea il presidente Schininà – l’anziano può avere una percezione più acuta della perdita, legata ad una prospettiva del futuro inevitabilmente più ristretta, e le rinunce imposte dalla pandemia diventano più dolorose (mancata partecipazione ad un compleanno di un familiare, impossibilità ad uscire). Non da ultimo è importante sottolineare che i minori contatti, l’isolamento e la paura di contrarre l’infezione ha molto spesso causato un differimento di cure mediche con una variabilità interindividuale importante, spesso legata a differenze culturali ed economiche, ad esempio in termini di accesso a internet o all’utilizzo di smartphone per video chiamate”.

Al netto della mortalità dovuta al Covid, il rallentamento delle cure per altre patologie ha inciso, poi, sull’aumento della mortalità degli anziani. “Questo aspetto – chiarisce Schininà – è ben documentato per cuore, polmone, ictus e diabete, in particolare per il mancato accesso ai controlli ma soprattutto al Pronto soccorso, spesso visto come luogo pericoloso in cui è possibile contrarre l’infezione e quindi da evitare. Siamo, comunque, fiduciosi sul fatto che sarà possibile riavviare un percorso tendente alla normalizzazione non appena la campagna vaccinale entrerà nel vivo per gli over 65 oltre al completo espletamento per gli over 80”.