Scarcerato Giovanni Brusca, sciolse il piccolo Di Matteo nell’acido

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La notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca ha scatenato accese prese di posizione.

Brusca, fedelissimo di Riina, dopo 25 anni, torna in libertà. Fu lui a premere il telecomando nella strage di Capaci, lui a sciogliere nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo.

“La scarcerazione di Giovanni Brusca richiama ancora una volta le sofferenze delle vittime e dei loro familiari e riaccende ancora più forte la loro indignazione. Questo momento conferma quanto bisogno vi sia ancora di verità e giustizia nel nostro Paese”, dichiara il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Sulla notizia della scarcerazione di Brusca intervengono anche i familiari delle vittime della Strage di Capaci. Come Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone: “La scarcerazione di Brusca è un’offesa grandissima, non solo nei miei confronti e nei confronti di noi vittime. Il nostro dolore, per lo Stato e per questa giustizia, evidentemente, non conta nulla. Occorre indignarsi: non solo io, tutti gli italiani devono essere mossi dall’indignazione”.

“Giovanni, hai sentito che Giovanni, Brusca è libero? Sì, e ribadisco, così come ho detto altre volte, che non ho mai creduto al suo pentimento e mai ci crederò”, commenta Giovanni Paparcuri, autista di Giovanni Falcone nei primi anni ’80, rimasto ferito nell’attentato contro il consigliere istruttore Rocco Chinnici.

Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia nella Strage di Capaci: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. La stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue”.