“Pronto Soccorso Pedagogico”, ecco i dati della ricerca

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Sono arrivati i risultati della ricerca che il Team del Pronto Soccorso Pedagogico dell’ASP ha condotto nei tre Distretti dell’Azienda sul “Pronto Soccorso Pedagogico”. 

Su un totale di 15882 studenti della provincia ragusana tra i 10 e i 14 anni, hanno risposto al questionario 1594 genitori, appartenenti, principalmente, al Distretto di Vittoria: 805; Distretto di Modica: 545 e Distretto di Ragusa: con 244. 

Trattasi della fase propedeutica del servizio di “Pronto soccorso pedagogico”, la prima, unica iniziativa in Italia, avviata dall’Azienda ragusana, che punta a offrire ai genitori e agli adulti, attraverso l’attivazione di specifici corsi di formazione, le nuove abilità pedagogiche e tecnologiche necessarie per educare i cosiddetti nativi digitali, i giovani tanto diversi dai coetanei del passato e il supporto pedagogico, psicologico e neuropsichiatrico qualora necessario.

I dati delineano un chiaro profilo. I ragazzi sono più irritabili, presentano disturbi del sonno, e mostrano preoccupazioni e vissuti di ansia rispetto alla loro salute, irrequietezza e difficoltà di concentrazione.

La DAD – Didattica a distanza – si è rivelata un ostacolo per gli apprendimenti didattici sia per gli aspetti inerenti alle componenti psicologiche generali sia per la presenza di comportamenti manifesti di ansia e stress nonché di saturazione psicologica. Infatti, la difficoltà è rappresentata dalla fatica a concentrarsi per seguire le lezioni online.

La scuola da casa ha prodotto disagi specifici, limitando l’apprendimento.  A cambiare, pesantemente, è la rielaborazione personale dello studio, ostacolando la regolazione emotiva, cognitiva e comportamentale, con una ridotta capacità di concentrazione, una minore curiosità e autocontrollo, sintomi di ansia e depressione.

È stato messo in crisi il valore della relazione per la strutturazione dell’identità psicologica. Dati che sottolineano come l’apprendimento non è solo un processo cognitivo ma anche emotivo, relazionale e comportamentale, che richiede un clima educativo e psicologico adeguato.

La ricerca prodotta rende conto di come la pandemia e la DAD abbiano quindi amplificato problemi ben presenti già prima, in particolare le difficoltà e fragilità dei più giovani di fronte ad un mondo complicato, dove il ruolo della famiglia è messo in crisi da molti fattori e dove le tecnologie sono sempre più invasive e pervasive nel quotidiano, sostituendosi alla relazione educativa e didattica.

In accordo con il trend nazionale, le maggiori preoccupazioni delle famiglie iblee si sono concentrate. Infatti, nella difficile gestione dei nativi digitali e del rapporto viscerale di questi ultimi con le tecnologie e i social. La maggioranza di loro non sa cosa fare e chiede aiuto sollecitando l’avvio di corsi di formazione e comprensione del mondo virtuale. 

I genitori auspicano una nuova didatticapiù efficace, nonché una più forte collaborazione scuola famiglia. Tutto ciò non può che spingere i professionisti del settore – educatori, psicologi, pedagogisti, assistenti sociali, insegnanti – a studiare, capire, in modo da aiutare a crescere.

Chiusa questa prima fase del progetto è tempo di pensare a progettare i necessari corsi di formazione per genitori previsti per i mesi di settembre e ottobre prossimo. Sarà necessario oltre che un ulteriore impegno, anche una sinergia con le istituzioni protagoniste, oltre l’ASP e le Scuole, in primis i Comuni, la Prefettura e le forze dell’ordine.