‘Smetto quando voglio’. Il Fitzcarraldo Cineclub festeggia i vent’anni

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La festa per i 18 anni nel 2019

Sarà una grande festa quella di domani 23 dicembre al Centro Commerciale Culturale di Ragusa per i vent’anni del Fitzcarraldo. Che in realtà ormai va speditamente verso i ventuno, dal momento che l’anniversario si sarebbe dovuto celebrare lo scorso marzo, quando però per le socie e i soci del cineclub non c’era molto da festeggiare, anzi. La chiusura delle sale cinematografiche a causa delle restrizioni covid è stata da loro vissuta come un difficilissimo periodo di astinenza da quella che, a tutti gli effetti, considerano una droga: il cinema visto al cinema. Da qui il titolo, ‘Smetto quando voglio’, dell’appuntamento di domani e del docufilm che verrà proiettato in anteprima nel corso della serata, ovviamente una citazione cinematografica autoironica e burlesca in puro stile Fitzcarraldo.

Il cinema assunto come sostanza stupefacente, e il doppio senso in questo caso coglie nel segno. “Il cinema è sogno, immaginazione, fantasia. Ognuno di noi ha bisogno di sognare, immaginare, fantasticare, non possiamo farne a meno e di conseguenza non possiamo fare a meno del cinema. Per questo crea dipendenza”, spiega Loredana Agolino, che si definisce in primo luogo spettatrice, sebbene il suo luogo di osservazione sia molto speciale, essendo la vice-proiezionista del cineclub. Ma come è iniziata questa dipendenza ventennale? Qual è stato l’impulso irresistibile che ha portato un gruppo di persone bramose di cinema fino a questo punto? Secondo Livia Antoci, fondatrice e pioniera del Fitzcarraldo, tutto è nato da un’esigenza egoistica: quella di vedere dei film che nessuno proiettava a Ragusa. Solo in un secondo momento è arrivato il desiderio di condividere con altri cinefili l’amore per i film d’autore e infine la voglia di portare al cinema chi invece al cinema ci andava poco o per caso. “Così, con la laboriosità delle formichine e un’insistenza da Testimoni di Geova, abbiamo dato vita a un’associazione che ha portato al cinema moltissime persone nell’arco di vent’anni. Non è stato facile, ma ne è valsa la pena”, conclude Livia.

E in effetti il contributo del cineclub nel modificare le abitudini di consumo dei ragusani è stato innegabile. “Il Fitzcarraldo ha reso possibile un’offerta più ampia e specifica di film, integrando le proposte mainstream dei cinema più ‘istituzionali’ con pellicole certamente meno diffuse e pubblicizzate, consentendo al proprio pubblico di usufruire di contenuti che altrimenti non sarebbero mai giunti nella piccola realtà di provincia”, spiega Luca Martorana, altro volto storico del club.

Naturalmente, come tutte le realtà che si reggono esclusivamente sul desiderio quale elemento di coesione e propulsione, anche il Fitzcarraldo ha attraversato fasi di dubbio in questi lunghi venti anni. “Ci sono stati dei momenti in cui, più che a smettere, abbiamo provato in tutti i modi a tener forte la nostra voglia di ‘drogarci’ ancora di cinema e di dar modo a noi, e soprattutto ai nostri soci e cinefili, di usufruire di quel cinema che ci spiazza, ci unisce e ci divide”, racconta Margherita Moncada, anche lei membro del direttivo. Altrettanto naturalmente, in due decenni sono cambiati anche loro, i cine-dipendenti del Fitzcarraldo, come osserva Raffaella Spadola, l’altra fondatrice, presidente e instancabile animatrice culturale del cineclub: “Il gruppo negli anni è cambiato, alcuni sono usciti, altri sono entrati. Forse non abbiamo più l’entusiasmo e l’energia degli inizi, l’approccio forse è un po’ più saggio (e un po’ più pigro). Le aspettative sono ora molto incerte, dopo questi due anni di pandemia, in cui siamo stati lontani dalle sale tanto, troppo a lungo. Quello che ci ha unito, e continua a farlo, è solo la passione sfrenata e incondizionata (e un po’ patologica) per la settima arte. In fondo siamo semplicemente – e felicemente – disadattati.”

Già, la pandemia, che ha danneggiato seriamente tutti gli attori economici che vivono di cinema, ma anche chi ‘vive’ di cinema in un senso meno letterale. “Il cinema è finalmente tornato nelle nostre vite dopo una lunga assenza che ha messo alla prova la nostra resistenza: è stata molto dura farne a meno. Abbiamo sperimentato terapie sostitutive a base di iniezioni di visioni casalinghe e dosi massicce di streaming, ma purtroppo non hanno dato l’effetto sperato. Il coinvolgimento emotivo è molto basso e spesso compaiono effetti collaterali quali sonnolenza e calo dell’attenzione. Come altri aspetti della società, il cinema sta timidamente rifiorendo e già ha iniziato a regalarci quelle emozioni di cui abbiamo bisogno”, confessa Salvo Nicolosi, che da anni cura la grafica del Fitzcarraldo, marchio riconoscibilissimo al pari dell’umorismo che pervade tutti i suoi membri. Che di smettere, in verità, non hanno proprio voglia, come dichiara un’altra veterana, Flora Monello: “L’auspicio è quello di non uscire da questo tipo di dipendenza, di continuare a spacciare buon cinema (roba buona) e a creare sempre più dipendenti. Ci piacerebbe che dopo la pandemia fossero soprattutto le nuove generazioni, per quanto nutrite di videogiochi e serie TV, ad apprezzare il Cinema anche e soprattutto come luogo di socialità e arricchimento”.

Insomma, sembrerebbe smentito l’assunto di partenza: con il cinema non si smette quando si vuole, al contrario non si vuole smettere affatto. Forse perché, per dirla con Sorrentino, la realtà è scadente, e il cinema è un ottimo antidoto alla realtà.