Andrea Caschetto entra in Ucraina. La solidarietà in territorio di guerra

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“Ucraina. Sono entrato dentro”.

Inizia così il post di Andrea Caschetto, il ragusano che da anni gira per il mondo con un unico obiettivo: dare un sorriso ai bambini. E sorridere con loro. Ora non può che rivolgere il suo pensiero ai bambini in guerra in Ucraina.

Oggi il suo nuovo post:

“Ieri per me, l’obbiettivo era “solo” di portare le tonnellate di aiuti al confine. Nella zona bianca fra l’Ucraina e la Romania. Arrivati al confine ho avuto una delle sensazioni più brutte di sempre. Mamme e bambini in fila per scappare e salutare in lacrime i loro amori. Un prete ortodosso aveva progettato di entrare in Ucraina a 35 km dal confine, per andare da un altro prete, nelle zone di Cernivci, a consegnare tutto e avere la certezza che il materiale arrivasse a chi ne ha veramente il bisogno. Un contatto fidato che l’avrebbe smistato nelle zone necessarie. Così mi sono guardato con il mio nuovo grande amico, Alessandro Capozi (colui che ha messo a disposizione i suoi tir e furgoni per portare il tutto da Milano) e ci siamo chiesti: Entriamo anche noi?
Così siamo entrati. Non siamo eroi, ci siamo accertati che la zona fosse tranquilla e abbiamo passato il confine. La strada per entrare dentro l’Ucraina era quasi deserta, alla nostra sinistra invece chilometri di macchine in coda piene di famiglie, giorni d’attesa per sentirsi liberi. Ma in fondo, liberi da cosa? In fondo abbandonare case, amici e amori è tutto meno che la libertà. Mi metto nei panni delle mamme, avrei fatto anch’io la stessa cosa, profuga e in dubbio sul mio futuro, ma con la certezza di tutelare i miei bambini. Nella coda infinita di macchine, molti ci ringraziavano con gesti per ciò che stavamo facendo e portando. Ricordo perfettamente l’incrocio dello sguardo con una mamma in una macchina vecchia rossa. Un abbraccio a distanza, differentemente dagli altri sguardi saluti o ringraziamenti che ho intercettato, lei ha sorriso con una smorfia. Ciò che penso che volesse comunicarmi era: “chi l’avrebbe mai detto.”