“Oggi io ricordo una storia di solitudine e di dirittura morale e di etica”

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Da questa mattina sui social è un vero e proprio moltiplicarsi di post, con foto e ricordi di Giovanni Falcone e delle vittime della mafia a 30 anni dalla strage di Capaci. Un post del collega giornalista Andrea Sessa ci pare un interessante contributo per fare memoria grata, senza dimenticare i fatti.

“Oggi celebriamo Falcone, giustamente. Ma nell’edulcorato ricordo che trasmettono ai ragazzi nessuno parla della vera storia del giudice: attaccato, isolato, vilipeso. Bocciato dalle correnti della magistratura, attaccato pubblicamente da certi politici, costretto ad andare a Roma, accusato di essersi ammorbidito e di essere cambiato. Oggi tutti con le lenzuola bianche e ieri alcuni vicini scrivevano lettere ai giornali perché non volevano accanto quel giudice con la scorta e le sirene. Oppure articoli di Repubblica ad alzo zero. Il Falcone mal sopportato che voleva una riforma della giustizia che non è purtroppo mai arrivata. Il Falcone Che diceva che forse si doveva morire per essere credibili. Ha combattuto contro la mafia e contro il pettegolezzo, contro la solitudine e contro l’ipocrisia siciliana. Di recente del nome di Falcone si sono riempiti la bocca paladini della legalità, imprenditori, medici, politici poi finiti in manette perché erano la mafia dell’antimafia. E chissà quanti ce ne saranno oggi di finti antimafiosi che scriveranno immancabile post acchiappa likes con un “grazie Giovanni” come se fosse stato loro fratello. Oggi celebriamo Falcone, un uomo solo con pochi e veri amici che cadranno purtroppo uno dopo l’altro. Oggi io ricordo una storia di solitudine, di dirittura morale e di etica: una storia di uno chevalier seul. Grazie signor giudice, di tutto”.