‘L’elemento di novità’ di Saverio Buscemi. Ma è veramente così?

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È arrivata una nota a firma di Saverio Buscemi nella quale ci spiega perché avrebbe rinunciato a coprire la carica di assessore designato, cedendo il passo e il posto ad Andrea Distefano (tra i candidati nella lista De Luca per Ragusa a cui non è scattato il seggio in quanto la lista ha ottenuto un solo posto in aula). Si legge nel documento di Buscemi: “intendiamo la politica come servizio per cui, alla luce dei risultati elettorali, non avrebbe avuto alcun senso, dal nostro punto di vista (anche se comprendo bene che per chi negli anni ha dovuto fare i conti con la politica partitica non sia facile da recepire), concentrare l’attenzione su un solo esponente del gruppo De Luca, quindi con il sottoscritto chiamato a ricoprire sia i ruoli di assessore che consigliere. Per questo motivo, ho preferito compiere un passo indietro e dare l’opportunità a un altro elemento della nostra squadra di sperimentare questa esaltante possibilità. Nessun assessore designato, ritengo, avrebbe compiuto un passo indietro, rinunciando a un posto in Giunta. E ritengo che tutto ciò, sul piano politico, costituisca un elemento di novità”.

Nei fatti, sarebbe bastato – come certamente faranno altri assessori designati e contestualmente eletti in consiglio comunale – dimettersi dal consesso e ricoprire solo il ruolo di assessore, consentendo l’ingresso del primo dei non eletti che, stando ai risultati riportati sul sito del Comune di Ragusa, per la lista De Luca per Ragusa è Alberto Cilia con 184 voti e non Andrea Distefano che ha totalizzato 170 consensi.

Dunque non si comprende questo gesto definito da Buscemi ‘elemento di novità’. Tanti sono i criteri che si possono adottare nella designazione di un assessore, certamente suggerito da ciascun alleato della coalizione su cui il primo cittadino mette poi il sigillo di conferma. C’è il criterio meritocratico, a cui si aggiungerà anche quello di fiducia, per esempio basta citare le indicazioni relative a Gianni Giuffrida e Simone Digrandi (i cui voti sono decisamente ‘pesanti’). C’è il criterio politico. Ed ancora quelli legati alle competenze e alla tenuta delle alleanze. C’è anche un altro elemento da considerare, per legge, solo il 50% degli assessori, in questo caso si procede per difetto dunque 4 su 9, può mantenere la doppia carica, ossia contestualmente essere assessore e consigliere comunale. Dunque continuiamo a non comprendere la verve delle parole di Buscemi.

Verrebbe in mente il proverbio latino “Excusatio non petita, accusatio manifesta” ossia “Scusa non richiesta, accusa manifesta”. Ovviamente non va inteso in senso letterale, ci mancherebbe, qui non ci sono accuse, ma forse una zelante difesa delle scelte assunte che, invece, fanno semplicemente parte delle logiche politiche in seno ad un’amministrazione che è appena nata!