Ragusa, chiude Versalis? Le preoccupazioni di sindacati e sindaco

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La strategia di Eni riguardo la sua controllata Versalis sta generando forti preoccupazioni per il futuro degli impianti di polietilene a Ragusa. I sindacati territoriali di Filctem, Femca e Uiltec denunciano un imminente fermo di 50 giorni, previsto da settembre a dicembre, per tutte e tre le linee di produzione di polietilene. Questo stop, annunciato da Versalis come un’azione di “contenimento delle scorte di prodotti finiti”, prevede un blocco delle attività produttive.

Oggi il sindaco di Ragusa, la giunta al completo e i consiglieri di maggioranza, proprio a seguito della presentazione da parte di Eni del piano strategico 2024/27 che prevede un progetto di trasformazione, decarbonizzazione e rilancio di Versalis anche in un’ottica di decarbonizzazione del business della chimica da realizzare entro il 2029; pur apprezzando il fatto che tale piano di trasformazione, con un investimento di circa 2 miliardi di euro, si muova dentro la prospettiva della necessaria transizione ecologica e conseguentemente si impegna a ridurre di circa un milione di tonnellate le emissioni di CO2 pari al 40% delle emissioni in Italia di Versalis; prevedendo altresì nuovi impianti industriali coerenti con la transizione ecologica, la decarbonizzazione dei siti industriali, la bioraffinazione, l’accumulo di energia e la sostanziale fuori uscita di Versalis dalla chimica di base per investire nello sviluppo delle nuove piattaforme della chimica da rinnovabili, circolare e per prodotti specializzati; esprimono tuttavia grande preoccupazione per il rischio che il ridimensionamento della produzione nei siti coinvolti comporti un conseguente ridimensionamento dei livelli occupazionali, sia diretti che derivanti dall’indotto, e un declino rilevante del tessuto economico dell’area ragusana.

A tal proposito i consiglieri di maggioranza hanno presentato un apposito atto di indirizzo che verrà discusso in Consiglio comunale nel corso della prima seduta utile.

Infatti, come si evince dal documento strategico, l’implementazione di questo piano, comporterà la CESSAZIONE delle attività degli impianti cracking a Brindisi e Priolo e del polietilene a Ragusa.

L’Amministrazione considera il mantenimento degli attuali livelli occupazionali non un obiettivo da raggiungere ma un punto di partenza per creare nuova occupazione sulla scia del grande progetto di rinascita del mezzogiorno, e della Sicilia in modo particolare, che fu di Enrico Mattei.

Del resto il territorio ragusano è sicuramente a credito con Eni e con la comunità nazionale per lo sfruttamento del sottosuolo e per l’utilizzo fin dagli inizi del secolo scorso, del suo capitale umano ed ambientale.

Mantenere nel ragusano impianti industriali per produzione di bioplastiche si coniuga in modo sinergico con altri settori produttivi come quelli dell’agroalimentare. Il Sud Est della Sicilia si offre già come modello industriale a marcata transizione ecologica se, come è sotto gli occhi di tutti, gli impianti di Gela producono oggi biocarburanti, se Enimed estrae 30.000 metri cubi di gas al giorno a Ragusa ed Enel acquista giornalmente 24 megawatt di energia elettrica prodotta da un cogeneratore alimentato dal gas prodotto.

Per tali motivi sarà impegno precipuo dell’Amministrazione tenere aperto un tavolo di confronto con Eni, perché la giusta ristrutturazione industriale non si trasformi in un nuovo strumento di sottosviluppo del nostro territorio e una perdita di posti di lavoro.