Zingaro: “denunciare una minaccia non è mai un gesto scontato”

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Denunciare una minaccia non è mai un gesto scontato. È un atto che nasce nel silenzio della paura, si fa strada tra mille esitazioni e infine si manifesta nella voce tremante di chi sceglie di non piegarsi. È un gesto di coraggio, spesso solitario, che meriterebbe protezione, sostegno e solidarietà reale, e invece, troppo spesso, trova solo il vuoto”.
Così Riccardo Zingaro, componente del Comitato Terre Pulite e delegato Oipa Ragusa, interviene qualche giorno dopo aver ricevuto delle chiare minacce mentre realizzava un video-denuncia sulle discariche abusive presenti nelle campagne di Maria di Acate.
“Chi denuncia- aggiunge- si espone. Mette a rischio la propria tranquillità, la propria sicurezza, a volte persino la propria vita e di chi gli sta accanto. Eppure, lo fa. Lo fa per un senso di giustizia, per non sentirsi complice, per rompere il cerchio dell’omertà. Ma nel momento in cui dovrebbe essere accolto da una rete solida fatta di istituzioni presenti e di una società civile vigile, si ritrova spesso abbandonato. Le minacce continuano, l’isolamento cresce, e chi ha avuto il coraggio di parlare viene trattato come un problema, non come una risorsa”.
“Le istituzioni tacciono, lente, impantanate nella burocrazia o nella paura di esporsi. E la società civile, quella che dovrebbe indignarsi, mobilitarsi, restare al fianco di chi denuncia, si mostra spesso distratta, indifferente, o peggio ancora, sospettosa. È in questa assenza collettiva che si consuma il dramma più grande: chi denuncia non solo si sente in pericolo, ma anche dimenticato. E quando il coraggio non trova ascolto, smette di esistere. Chi verrà dopo, davanti a una minaccia, penserà due volte prima di parlare. Perché la paura è potente, ma il silenzio che la circonda lo è ancora di più. Per questo oggi, più che mai, è necessario gridarlo forte: chi denuncia non deve essere lasciato solo. Perché il coraggio, se non viene protetto, muore. E con esso, muore anche la possibilità di una società più giusta. Quando poi si è costretti ad affidarsi ai social allora siamo arrivati al capolinea…”.