Operazione “Crash Trapping”: arrestata coppia di Comiso

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Sono state sei denunce per manomissione di Bancomat fatte dai Direttori degli Istituti di Credito alla Polizia di Stato di Ragusa a far scattare l’operazione degli agenti della Sezione Volanti di Ragusa. Una segnalazione che ha portato, dopo un lungo lavoro di intelligence e appostamenti, all’arresto di una coppia di conviventi residenti a Comiso. I due dovranno rispondere di furto aggravato in flagranza per un solo caso rispetto le sei denunce presentate in questo periodo. Il caso in questione è stato documentato dalle telecamere a circuito chiuso dell’istituto bancario di via Risorgimento, consumato martedi sera. Il metodo utilizzato, denominato “Cash Trapping”, è molto utilizzato nei paesi del nord Europa ed è la prima volta che è stato sperimentato in provincia iblea.  La tecnica è semplice quanto subdola, l’autore del reato installa una piccola e sottile barra di alluminio nella feritoia da dove vengono espulse le banconote con del nastro biadesivo su ambo i lati; il cliente effettua tutta l’operazione e come ultima fase attende il denaro che non viene espulso in quanto rimane bloccato sul nastro adesivo. Sul monitor il sistema va in “blocco” segnalando un malfunzionamento, quindi, il cliente ignaro di tutto si allontana credendo di non aver subito alcun danno poiché la macchina si è guastata durante il prelievo; così non è, il furto è già consumato, difatti non appena il cliente si allontana i delinquenti si recano al bancomat e con un piccolo gancio rimuovono la bacchetta di alluminio con le banconote ancora “intrappolate”, da qui “Cash Trapping”.
I due, infatti, davano poco nell’occhio in quanto, come una normalissima coppia di fidanzati, si erano recati al Bancomat facendo finta di prelevare del denaro; in pochi secondi però e, con grande abilità, rimuovevano una bacchetta in alluminio con delle banconote attaccate sopra infilandola nel giubbotto. Dopo pochi metri sono stati bloccati dagli agenti della Squadra Volanti e arrestati.
La perquisizione estesa anche all’abitazione dei due conviventi, ha permesso di rinvenire altri “kit” pronti per essere utilizzati per attuare il “Cash Trapping”.