“Qui si lavora anche per il bene dell’Europa. L’obiettivo resta l’integrazione”

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«Qui si fa un lavoro molto importante alla frontiera dell’Europa, non la frontiera italiana, ma dell’Europa. Queste organizzazioni lavorano anche per il bene dell’Europa».

Lo ha detto l’Arcivescovo di Amburgo, Stefan Hesse, incaricato speciale per i Rifugiati della Conferenza Episcopale tedesca, al termine di una visita all’interno dell’Hotspot di Pozzallo durata due ore. «Per me – ha aggiunto – è stato molto importante questo confronto. Sono rimasto positivamente impressionato dal lavoro delle organizzazioni presenti: ho visto che lavorano insieme con le Istituzioni, e ho avuto l’impressione che lavorino bene insieme. Questo credo sia molto positivo».

L’arcivescovo è stato accolto nella struttura dai vescovi di Noto e di Ragusa, monsignor Antonio Staglianò e monsignor Carmelo Cuttitta, accompagnati dai rispettivi vicari generali, don Angelo Giurdanella e don Roberto Asta. Presenti anche il prefetto della provincia di Ragusa, Maria Carmela Librizzi, i rappresentanti delle Forze dell’Ordine e della Capitaneria di Porto, il vice sindaco di Pozzallo, Giuseppe Giudice, e il direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Noto, don Paolo Catinello. La delegazione è in Sicilia, per tre giorni, per manifestare solidarietà ai migranti che giungono in Europa attraverso la rotta centrale del Mediterraneo e per esprimere la propria vicinanza ai Paesi impegnati nel soccorso dei migranti. Monsignor Hesse ha voluto parlare con tutti i sessanta migranti attualmente ospiti nell’Hotspot: confronto e vicinanza che i giovani ospiti del centro (tutti ventenni) hanno apprezzato.

Ha voluto parlare anche con tutti i volontari che operano nella struttura di Pozzallo, apprezzando il lavoro che svolgono. Non è stata una ‘visita’ di routine o formale, ma un vero incontro e un dialogo attento, con l’ascolto delle problematiche, ma anche delle speranze di ciascun giovane ospite. Al termine della visita, l’arcivescovo ha risposto alle domande dei giornalisti. Ha chiarito come la questione immigrazione non sia un problema che riguarda solo l’Italia, ma riguarda l’Europa e anche gli altri stati del mondo. Ha poi spiegato che «la Chiesa tedesca è molto impegnata sul tema dell’accoglienza, sia con fondi che con molti volontari. La Chiesa tedesca lavora molto nei Paesi di provenienza dei migranti: un terzo dei fondi spesi per l’immigrazione sono destinati ai Paesi da dove i rifugiati partono. Questa è una priorità che abbiamo scelto: non solo l’aiuto quando arrivano, ma vedere anche quali possibilità si possono offrire loro per non scappare dalla loro terra».

Ha puntato l’attenzione sulla sinergia tra organizzazioni e Istituzioni statali: «Parlando con la Cancelliera Merkel, ho percepito che quando lei dice ce la possiamo fare, lo afferma perché vede che in Germania ci sono molte organizzazioni e persone impegnate. Lo Stato da solo non può farcela, deve lavorare con altre organizzazioni».

L’obiettivo è l’integrazione: «In Germania c’è un forte programma di integrazione, si dice che l’integrazione è la base principale per aiutare i rifugiati, il punto di partenza, altrimenti non si riesce. Lo Stato organizza a livello centrale e finanzia i corsi di lingua per stranieri, i servizi sociali per immigrati sono pagati dallo Stato centrale. In Germania, per la Chiesa l’accoglienza dei migranti è sempre stato un punto importante, non da adesso. Anche nel passato. Per questo la Chiesa tedesca può basarsi su esperienze fatte in tantissimi anni d’integrazione degli immigrati». E ha concluso: «La Chiesa vede la persona, non il discorso sullo status: la persona è al centro per la Chiesa. Questo ci viene dal Vangelo: l’accoglienza è uno dei punti cardini dell’impegno della Chiesa».

Il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, ha ribadito la necessità che si lavori sempre di più per garantire un’accoglienza che risulti sempre più umana, nel senso che vada oltre gli aspetti logistici del mangiare, del bere e del vestire: «Per questo è importante avviare i corsi d’italiano, favorire l’interazione con la popolazione locale. Sul tema di come migliorare la nostra capacità di accoglienza di esseri umani, perché sono persone e non numeri, si può sempre lavorare tutti insieme». Per il prefetto Maria Carmela Librizzi: «La visita è stata molto importante», e ha citato il lavoro, nel campo dell’integrazione, che «la Chiesa svolge attraverso la Caritas».