Catania e Comiso sarebbero aeroporti di “scarso interesse”?

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Gli aeroporti di Catania e Comiso restano sempre più ai margini dei circuiti nazionali e internazionali: nello stesso giorno è arrivata la notizia dell’esclusione rispettivamente dello scalo di Catania Fontanarossa dall’elenco Core Network Ten-t, ovvero la rete centrale dei trasporti europei che assegna anche alcune decine di miliardi di euro di fondi comunitari, e dello scalo di Comiso dal nuovo Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale, come si evince dall’atto di indirizzo emanato oggi dal ministro dei Trasporti, Corrado Passera.

 

In pratica il nuovo Piano – che mira “a ridurre la frammentazione” del sistema aeroportuale e a “favorire un processo di riorganizzazione ed efficientamento” – individua 31 scali di interesse nazionale.

Tra questi, 10 sono inseriti nel “Core network Ten-t” c’è Punta Raisi, ma non Fontanarossa che invece è tra i 13 scali con traffico superiore a un milione di passeggeri annui (tra quelli con traffico superiore ai 500 mila passeggeri e con specifiche caratteristiche territoriali, restano Lampedusa e Pantelleria).

Gli scali “non di interesse nazionale” – ed è il caso di Comiso – invece “dovranno essere trasferiti alle Regioni competenti”, affinchè ne stabiliscano la destinazione o la chiusura.

 

Durissimo il commento congiunto di Enzo Taverniti e Rosario Dibennardo, presidenti, rispettivamente, della Sac spa, la società di gestione dell’aeroporto di Catania, e della Soaco spa, gestore della scalo casmeneo.

“E’ un duro colpo – dicono a proposito di Comiso – per il territorio ibleo e, più in generale, per l’intera economia della costa est della Sicilia. Già a metà dello scorso agosto il ministro Passera si era espresso in tal senso e oggi ha ribadito la sua ben scarsa considerazione per una infrastruttura realisticamente di grande rilevanza per la crescita della nostra regione. Duole osservare come per lo scalo, di fatto pronto per essere operativo, il doversi reggere solo con le proprie forze economiche rappresenterebbe un grave handicap di partenza, in grado di minarne le sorti già dall’inaugurazione. La speranza è che il governo riveda tale nefasto indirizzo e inserisca definitivamente l’aeroporto di Comiso fra quelli di interesse nazionale, facendosi carico di spese che, oggettivamente, competono allo Stato e non alle società o agli enti locali”.

 E a proposito di Catania, Taverniti ha invece evidenziato come la decisione sia “in netta contraddizione con il fatto che la stessa agenzia Ten-t abbia finanziato il progetto di fattibilità della connessione intermodale tra l’aeroporto di Catania e la ferrovia. Paradossale che il governo italiano accetti senza contraddittorio una proposta dell’Unione europea, evidentemente costruita sulla base di riferimenti burocratici e amministrativi (aree metropolitane con popolazione superiore al milione di abitanti), senza tenere conto della realtà dei fatti, che vede invece lo scalo di Catania servire il 70% della popolazione siciliana, ossia circa 3 milioni di persone”.