Dicibile e indicibile…

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Sempre più spesso lo psicologo è invitato ad esprimere il proprio parere professionale sui più disparati fatti di cronaca: si spazia così da situazioni che si possono verificare e che sfiorano la “comicità” (ma queste, a dire il vero, sono sempre più rare), a riflessioni più generiche su fenomeni sociali dei giorni nostri, fino ad arrivare a episodi specifici che colpiscono per la loro crudeltà ed efferatezza (suicidi di ogni genere, imprenditori disperati, omicidi, azioni dettate da gelosie, scene di violenza, ecc.)
Talvolta, a seconda della gravità della situazione, verrebbe la tentazione di rifiutare ogni possibile commento, specie su fatti di natura criminale, ma poi sopraggiunge il desiderio di trattare la specifica vicenda con quanta più delicatezza possibile, nel rispetto della persona che può aver compiuto persino un terribile gesto e, soprattutto, dei familiari che stanno spesso sullo sfondo, ma il cui dolore e sofferenza, possono dipendere anche dalle parole trascritte su un quotidiano o un giornale online come questo.

Il compito di un professionista del settore, chiamato a manifestare il proprio parere o la sua riflessione in virtù della propria competenza tecnica-professionale, dovrebbe essere, in primis, quello di favorire e diffondere un’adeguata comprensione dei singoli episodi. L’obiettivo principale non è di certo “giudicare”, né “orientare” la lettura dei fatti, ma stimolare il lettore a sviluppare riflessioni e opinioni in modo libero e consapevole.
Chissà quante volte, venendo a conoscenza di specifiche notizie di cronaca, sarà capitato di pensare: “Ma come si può fare una cosa simile?”. Solo quando poi si ascolta cosa c’è “dall’altra parte” si può realmente sospendere il giudizio e tentare di cogliere quale vissuto ha potuto condurre a determinati gesti. Anche in caso di azioni all’apparenza raccapriccianti, quindi, è opportuno cogliere, valutando caso per caso, ciò che è in luce e ciò che è in ombra e anche un punto di vista differente rispetto a quello da cui si osserva normalmente: la prospettiva di chi commette un errore pagandone magari le conseguenze sulla propria pelle.

Così come sta al buonsenso di ogni singolo professionista (dal giornalista, al fotografo, passando attraverso le singole professionalità) e alla propria deontologia trattare “la notizia” con le dovute cautele, non lasciandosi rapire dal desiderio di arrivare per primi a divulgare un episodio, alla stessa maniera, se non addirittura in misura maggiore, lo psicologo ha una grossa responsabilità in questi casi.
Questa rubrica vuole, quindi, porre l’accento su tutte quelle sfumature che non sono agli occhi dei più, su quei risvolti spesso lasciati in ombra e non immediatamente ovvi.
Così, di volta in volta, prenderò spunto da qualche episodio che suscita curiosità o, a richiesta, da tematiche di interesse comune, tentando di cogliere e mettere in luce ciò che di primo acchito non è visibile.
Un ruolo da osservatore insolito, insomma… che non punta a semplificare i fatti, né ricorre a luoghi comuni, ma che, piuttosto, ne vuole evidenziare la complessità e la molteplicità di chiavi di lettura possibili.

 

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Il contenuto di questo articolo ha una valenza generica e non può sostituire valutazioni relativamente a casi specifici. 
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La rubrica “ChiarOscuro” è curata dalla dott.ssa Daniela Maimone, psicologa e psicoterapeuta – www.psicologiaepsicoterapia.it – 

Per info: tel. +39 349 32 30 279

 

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