VEGA B: le ragioni del sì (di Ammatuna) e quelle del no (di tutti gli altri)

2

“U mari nun si spirtusa” era il claim di Greenpeace che la scorsa estate arrivò in provincia di Ragusa per dire no alle trivellazioni nel canale di Sicilia anche e soprattutto in vista del paventato raddoppio della famigerata piattaforma Vega.

Edison ed Eni, co-proprietarie della struttura, non lasciano ma raddoppiano. Prima timidamente, poi in maniera sempre più decisa hanno inoltrato formale richiesta di ulteriori pozzi propedeutici alla costruzione della gemella della Vega, la Vega B.

Gli attivisti di Greenpeace arrivarono fin sotto la piattaforma per manifestare pacificamente a favore dell’oro blu, quello del mare, piuttosto che di quello nero. Da allora – era il 31 luglio –  sono passati sei mesi. 180 giorni durante i quali sembra essere calato il silenzio su un argomento che invece dovrebbe essere sempre all’ordine del giorno, come accade giustamente per il Muos di Niscemi.

 

A ridestare l’attenzione è stata l’interrogazione parlamentare chiesta all’Ars dal deputato di PDS – MpA Dino Fiorenza. Nell’interrogazione si chiede espressamente il parere degli enti territoriali coinvolti dall’eventuale costruzione della Vega B, cioè i comuni di Modica, Scicli e Pozzallo.

In ballo ci sono 24 pozzi in grado di produrre 8500 barili al giorno di greggio e le sorti dell’impianto che da maggio 2012, è quasi fermo: su tre linee produttive due sono state bloccate perché non sono più redditizie e 400 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione. Per altri 300, dell’indotto, è scattata la stessa misura.

 

 

 

Il sindaco di Pozzallo Luigi Ammatuna dice sì: “Ne verranno solo vantaggi per l’occupazione”

Per certi versi controversa la posizione del primo cittadino di Pozzallo, Luigi Ammatuna che in un primo momento era contrario alla nuova trivellazione salvo poi fare marcia indietro e risultare l’unico, su 50 sindaci interpellati, a non voler firmare la richiesta di sospensione delle autorizzazioni.

Una scelta per alcuni coraggiosa, per altri inspiegabile che lo stesso inquilino di Palazzo La Pira ha voluto chiarire: “Sono convinto che il territorio potrà trarre innumerevoli vantaggi dalla nuova piattaforma. Sia in termini di occupazione diretta sia nell’indotto. Resto fermo nella mia scelta – rincara Ammatuna – perché non mi risulta che mai in 30 anni sia stata versata una sola goccia di greggio dalla Vega in mare. Non riesco a capire questi allarmismi. Allora dovremmo preoccuparci di più per le numerose petroliere che ogni giorno solcano i nostri mari trasportando centinaia di migliaia di tonnellate di greggio. Cosa dovremmo fare? Chiudere gli stretti di Gibilterra e di Suez obbligandoli a circumnavigare l’Africa?”.

Una posizione già criticata dalla responsabile Campagna Mare di Greenpeace, Giorgia Monti, che più volte ha auspicato un nuovo cambio di rotta di Ammatuna. L’esponente di SEL va avanti per la sua strada e non mostra segni di cedimento nonostante l’opinione pubblica sia palesemente contro: “A rischio di essere impopolare io difenderò fino alla fine i diritti della mia comunità. Una comunità di marittimi che conosce bene queste realtà e che è pronta a giurare sul livello di sicurezza delle piattaforme”.

Semmai la preoccupazione di Ammatuna è un’altra: “Spero che la Vega B venga costruita direttamente a Pozzallo e non a Punta Cugno come la sorella maggiore. In quel caso i ritorni economici sarebbero davvero notevoli”. Lo sanno bene le siracusano dove nel 1984 costruirono la Vega che costituì una opportunità di lavoro per migliaia di addetti al cantiere.

 

Noccioline per gli oppositori, tra i quali Franco Susino e Antonello Buscema, sindaci di Scicli e Modica.

 

 

 

Il sindaco di Scicli Franco Susino dice no: “Non vogliamo finire come il golfo del Messico”

 

“Bisogna vedere se effettivamente il ricavo per il territorio sia tale da giustificare il pericolo”,  esordisce il primo cittadino sciclitano Franco Susino: “Si dice che non ci sia pericolo, ma questo non lo può garantire nessuno. Ammesso e non concesso che non sia mai stato sversato greggio in mare dalla piattaforma, chi ci dice che questo non possa succedere in futuro?Non vogliamo finire come il golfo del Messico. Non vogliamo veder morire le nostre spiagge, i nostri mari, i nostri figli. Mi batterò con tutte le mie forze per evitare questo ennesimo scempio ai danni del nostro bellissimo territorio che ha tante risorse da valorizzare ma non certo quella del petrolio. Senza contare il rischio sismico altissimo del canale di Sicilia. E poi, ripeto, voglio proprio vedere quante persone del luogo sarebbero impegnate dalla costruzione della nuova struttura”.

 

 

 

Il sindaco di Modica Antonello Buscema dice no: “Il nostro futuro non è nel petrolio, è nel turismo”

 

Sulla stessa lunghezza d’onda Antonello Buscema: “Non ci possiamo permettere di favorire un settore economico che potrebbe andare a discapito di tutti gli altri. Un incidente, anche il più piccolo, rischierebbe di rovinare l’intera nostra società che di turismo vive. Per pochi posti di lavoro non possiamo correre un rischio così elevato. Come enti locali vogliamo e pretendiamo di essere ascoltati. Non tolleriamo più le imposizioni dall’alto nel nostro territorio”.

 

 

 

Edison ed Eni: “Senza Vega B saremo costretti a chiudere”

 

Dal canto loro, Edison ed Eni, i cui affari sono strettamente legati in Sicilia, affidano la loro “difesa” al responsabile di Operations Edison Sicilia, Sten Stromberg, piuttosto fiducioso sull’argomento: “Siamo convinti che la maggioranza delle persone vuole avere questa attività. Le voci che si sentono sono una minoranza rumorosa. La volontà di realizzare un’altra piattaforma, la Vega B, nasce dal fatto che dalla piattaforma Vega A si riesce a produrre solo da una parte del giacimento che abbiamo in concessione e la produzione sta pian piano declinando. Si prevede che se non si farà niente fra alcuni anni, non oltre 5 o 6, l’attività sul campo non sarà più economica e in quel caso chiuderemo. La seconda piattaforma Vega B sarà molto più piccola di quella attuale, avrà il peso di un quinto di Vega A, sarà una struttura satellitare dalla quale si riesce a fare estrazione nel resto del giacimento, quello che non riusciamo a fare dal Vega A. Con questo investimento la vita del campo sarà drasticamente prolungata, di almeno 20-25 anni”.