La regola dell’amico non sbaglia mai. Anche in politica

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Siamo in pieno clima pasquale. Si respira un’aria decisamente primaverile nonostante qualche coda invernale ancora, ma è di tutta evidenza che l’inverno sarà sempre più un lontano ricordo. In questo tiepido  clima di rifioritura e rinascita la nostra città si appresta a vivere un momento importante: quello del rinnovo della propria classe dirigente locale. Seppur ci separano più di due mesi  dal voto, il clima in città è già particolarmente surriscaldato e nei prossimi giorni non andrà meglio. Stesure di liste, scelte di appartenenza e consolidati rapporti politici esaspereranno, gioco forza, la dialettica politica. Sin qui nulla di nuovo sotto il sole. Fisiologico evolversi di ogni competizione elettorale. Colgo però l’occasione per rivolgere un appello a tutti i candidati, siano essi in corsa per per la poltrona di primo cittadino che per quella di consigliere: Non permettete mai a nessuno che una sana e democratica competizione elettorale vi porti a scalfire ed anche mortificare, così come, ahimè, è accaduto al sottoscritto in passato, i vostri rapporti di amicizia e soprattutto il vostro concetto elevato della stessa. Naturalmente, quando scrivo “amicizia” il mio riferimento è obiettivamente al suo significato più aulico e puro del termine. E la esperienza politica, nobile e formativa per molti versi, da questo punto di vista, mal si concilia con un sentimento così nobile. Le ragioni sono tante. Se possiedi potere e ricchezza e credi che soltanto attraverso essa tu possa conquistare nuovi amici, la lista di essi sarà particolarmente  lunga. Sarai  sempre ricercato ed ossequiato, i tuoi difetti cancellati dalle lusinghe dei tanti  che ti conferiranno il dono della onnipotenza, salvo poi, ritrovarti nel silenzio di un completo abbandono qualora dovessi cadere improvvisamente in disgrazia  o comunque dovessi tornare nel ruolo di comune mortale.  Ti ritroverai accanto però, per fortuna,  esclusivamente con coloro i quali si sono sempre professati tuoi amici ,indipendentemente di ciò che nel frattempo  sei divenuto. Accade.  La nostra vanità  non ci permette di cogliere  le reali motivazioni di coloro che ci circondano  di cortigianesche premure dagli amici veri che sanno circondarci da affettuose attenzioni ma che sanno anche attendere lunghi periodi di doloroso distacco, perché consapevoli che “la regola dell’amico non sbaglia mai”, come recitava una vecchia canzone.  La storia ci insegna che gli interessi strategici possono produrre alleanze, ma se non convergenti finiscono per diventare  causa di conflitti con conseguenze devastanti soprattutto nella esperienza politica. Amicizia è ben altra cosa.  Si narra che il Dio Apollo, commosso dalla invocazione di due giovani  diretta ad evitare che Kronos, il Dio del tempo, cancellasse  la loro amicizia, li trasformò  mentre erano abbracciati, in una bellissima pianta. I mercanti ebrei, meravigliati dallo straordinario prodigio  gridarono “El aia”, “E’ stato Dio”. Fu così che fu chiamato quel nuovo albero, “elaia” che tradotto significa “Ulivo” divenendo da allora simbolo immortale di pace e concordia tra le genti.  Ecco cosa è vera amicizia. Aristotele ne individuava tre forme. Le prime due sono motivate dall’utile e dal piacere, e perciò sono precarie, la terza si fonda invece sulla virtù cosa che le assicura una vita più lunga.  Secondo il comune sentire l’amicizia  si identifica in un solido e puro legame che si esprime pienamente nella condivisione  di un affetto del tutto disinteressato, basato sulla generosità, sull’altruismo  e sull’assenza di particolari scopi oltre che di limiti temporali. L’affetto non ha scadenza. Ecco quale tipo di amicizia, noi cittadini  auspichiamo nasca tra coloro i quali andranno a governare le sorti della nostra comunità locali. Non becere divisioni ed opportunismi ma solo grande capacità di donare e di donarsi alla città  senza pensare di ottenere qualcosa in cambio. Confrontatevi, scontratevi se la dialettica politica lo richiede, ma non cadete mai nell’errore di cercare il consenso scalfendo vecchie amicizie e, qualora eletti,  quello di coltivare amicizie basate  su comportamenti di convenienza. Oggi Modica abbisogna di un nuovo modo di intendere i rapporti. Necessita di un forte rispetto interpersonale, per anni sacrificato sull’altare di scelte clientelari e frustranti. Io credo   che  possa essere ancora di grande attualità quella sodalitas degli antichi romani, ovvero quella solidarietà che lega  un gruppo di individui  accomunati da un comune obiettivo da raggiungere:  la cosiddetta  “amicizia della polis”! Non perdiamo questa occasione cedendo alle lusinghe di potere facilmente conquistabile. E’ un falso potere. Effimero e privo di forza rivoluzionaria. E’ fumo negli occhi. Non temete di spendervi, di combattere per una giusta causa anche correndo il rischio di sembrare degli ingenui. “Farsi primavera significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza significa accettare il rischio dell’assenza” come diceva Antoine De Saint-Exupéry autore del Piccolo principe e  come mi ricordava  uno di questi giorni un giovane amico, Enzo, che mi ha ispirato questo pezzo e che sa di possedere un magnifico paio di ali anche se non le ha ancora spiegate! Ricercate invece le soluzioni vere ai nostri problemi con alleanze e rapporti stretti con persone altrettante vere. “Gli amici, ho letto da qualche parte una volta, sono come gli angeli che ci sollevano da terra quando abbiamo problemi, ricordandoci come volare”. Probabilmente li conteremo sulla punta delle dita di una sola mano ma è sempre meglio “volare” con poche persone generose ed affettuose che restare ancorati a terra in compagnia di tanti adulatori, sempre pronti a tradire.