La vittoria conquistata e il j’accuse necessario

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Se nello schieramento che ha vinto, domani, si procederà a smaltire la sbornia elettorale e a pianificare il risultato rispetto gli atti da porre in essere; dall’altra parte c’è chi dovrà assumersi responsabilità, ed anche tante. C’è chi dovrà parlare ai suoi per spiegare come la coalizione ha perso; c’è chi dovrà dire al candidato sindaco che si è tanto speso come è stato possibile collezionare quel risultato che non è stato sufficiente a vincere; c’è chi, all’interno dello schieramento dovrà individuare un eventuale percorso insieme per tenere coesa quella base che sarà minoranza in consiglio comunale, e c’è anche chi, all’interno del proprio partito, dovrà decidere che fare. Tutti i dirigenti di quella coalizione che ha perso dovranno dare una spiegazione con fatti, e non parole… se ne sono spese sin troppe in questi mesi di arringhe e difese di ufficio. Adesso servono i fatti, la platea li cerca e gli uomini e le donne di quello o questo partito li dovranno fornire. Il voto espresso, nonostante la profonda astensione dalle urne registrata, dovrà avere un peso in qualunque ambito. In due comuni su tre non è stata una manciata di voti a fare la differenza, ma un candidato ha doppiato gli altri con le preferenze ottenute. E questo aspetto non può essere taciuto, è un segnale chiaro, evidente, vibrante a cui si deve dare ascolto. E’ ovvio che chi oggi ha vinto guarda con uno sguardo forte ciò che lo aspetta, sostenuto da una base solida e ampia. Ma chi non ha raggiunto l’obiettivo, per forza, deve interrogarsi e capire gli errori compiuti, i segnali non colti, e soprattutto in che modo continuare, laddove si sceglierà di farlo, l’attività politico-amministrativa. Ma soprattutto, al di là dei candidati, sono i vertici di partito che dovranno fare un j’accuse! Certo ciò non vuol dire che una sconfitta equivale ad un errore, ci mancherebbe che fosse questa l’idea che si vuol far passare. Ma, ci sono errori che non si sarebbero potuti prevedere, ed altri, a cui sono seguite profonde sconfitte, che forse si sarebbero potuti evitare o almeno lenire, sarebbe bastato non dar seguito alla cocciutaggine, ma cogliere i segnali che dalla città arrivano sempre. Se poi non vogliono essere compresi o uditi, non si può certo rimanere stupiti quando lo schermo del videogame, in modalità lampeggiante, segna Game Over.