Il Pd sul Patto di Stabilità: “Il 2012 è stato un annus horribilis, ma ora stiano attenti al Piano di riequilibrio”

0

La situazione finanziaria del Comune di Modica è stata e ancora a lungo sarà più difficile di quella di molti altri Comuni: questa consapevolezza non può mancare a chiunque si trovi – non certo costretto – ad amministrarla, né può essere presentata diversamente ai cittadini. La nuova Amministrazione non può aver immaginato di trovarsi tra le mani un Comune florido e definitivamente risanato, dato che anche questo è stato un punto di attacco alla precedente, durante la campagna elettorale.

 

Allo stesso modo nessuno può fingere di non ricordare in quale contesto – sia generale che particolare – si è determinato lo sforamento del Patto di Stabilità nel bilancio 2012, che oggi è oggetto di legittime preoccupazioni.

 

L’anno 2012 è stato un annus horribilis per gli enti locali di tutta Italia; in particolare i suoi ultimi mesi hanno visto il rapido susseguirsi di una serie di provvedimenti del Governo, in gran parte sollecitati dagli allarmi e dalle proteste dei Comuni stessi, di fronte al rischio di un default generale: va ricordato che tra i punti cruciali di quell’acceso dibattito, peraltro ancora attualissimo, c’era proprio la necessità di un allentamento dei vincoli del Patto di Stabilità.

Questo stato di confusione si è tradotto prima in un continuo susseguirsi di proroghe per l’approvazione dei bilanci di previsione, poi in una riforma del Testo Unico sugli Enti Locali con l’introduzione dello strumento del Piano di riequilibrio come possibile procedura per evitare il dissesto, e infine con la Legge di Stabilità approvata negli ultimi giorni del 2012.

 

Il Comune di Modica è riuscito ad agire con tempestività, dimostrando la capacità di ricorrere – primo tra tutti i Comuni siciliani – proprio allo strumento del Piano di riequilibrio finanziario: l’unica via possibile per salvare i risultati del faticoso risanamento condotto negli anni precedenti, per affrontare i sempre più rigorosi vincoli derivanti dalle norme nazionali e per mantenere il Comune sulla via di una definitiva normalizzazione.

Il fatto di essere stati i primi a ricorrere a questo strumento ha portato con sé tutte le difficoltà e le incertezze relative alla corretta predisposizione degli atti, a cominciare dal fatto che fino all’ultimo non ci è stato chiarito da parte della Corte dei Conti se bisognasse o meno provvedere ugualmente all’approvazione del Bilancio di Previsione 2012.

 

Per tutte queste ragioni siamo stati costretti a spingerci fino all’ultimo giorno utile, il 30 dicembre 2012, per il perfezionamento degli atti e la loro approvazione. E fino all’ultimo minuto siamo stati impegnati nel tentativo di compiere scelte funzionali a chiudere il Bilancio di previsione 2012 in modo che fosse rispettato il Patto di Stabilità.

Patto che non si poté rispettare perché, a fronte della drammatica diminuzione dei trasferimenti e di una già rigorosa riduzione della spesa (da 55 milioni nel 2011 a 46 nel 2012), il raggiungimento di questo obiettivo avrebbe comportato o una ulteriore riduzione della spesa (principalmente sul personale dell’ente e delle società partecipate e dei servizi ai cittadini) o un incremento delle previsioni di entrata (a carico dei contribuenti) per alcuni milioni di euro.

Proprio per evitare che il non rispetto del Patto avesse conseguenze sul futuro, nel Piano di riequilibrio avevamo già messo in previsione una ulteriore riduzione del 3% dei trasferimenti, pari alle eventuali sanzioni legate allo sforamento del Patto: purtroppo le molte e successive modifiche che la normativa ha subito fino alla definitiva Legge di Stabilità approvata in quegli stessi giorni, hanno invece confermato un irrigidimento delle sanzioni fino all’intero importo dello sforamento.

Va tuttavia precisato che il Comune è ancora nella possibilità di opporre ricorso: la Corte costituzionale infatti si è già espressa circa l’illegittimità di queste sanzioni nelle Regioni a statuto speciale.

 

È tuttavia chiaro il quadro di vincoli e sacrifici, a cui i Comuni sono chiamati anche quest’anno e ancora in futuro.

Chi amministra oggi il Comune di Modica deve ancora affrontare una strada stretta, seppur dovrebbe avere anche l’onestà intellettuale di non mettere sullo stesso piano la gestione finanziaria degli ultimi dieci anni e di ammettere quali notevoli possibilità le stiano derivando dal fatto di poter stare dentro un percorso ordinato – quello tracciato dal Piano di riequilibrio – e senza essere inseguita dalle emergenze degli stipendi e dei creditori – grazie ai 40 milioni di euro che abbiamo ottenuto dalla Cassa Depositi e Prestiti.

 

Ciò che invece ci preoccupa molto è che le previsioni del Piano non siano più tenute sotto controllo dalla nuova Amministrazione comunale, che peraltro ha rinunciato alla possibilità, data dalla legge, di modificare il Piano di riequilibrio entro 60 giorni dal suo insediamento, in modo da adeguarlo sia alle nuove previsioni di legge (Imu e Tares), sia alle sue esigenze politiche, legate alle sue numerose promesse elettorali.

Da quelle previsioni la nuova Amministrazione si sta allontanando sempre più, senza che appaia chiaro con quali risorse e in quale direzione voglia andare. Noi mettiamo in guardia sin da ora gli amministratori e i nostri concittadini. Si sappia che se si prende una strada tortuosa si possono ancora correre rischi molto gravi.

 

 

 

PD Modica