Giochi di prestigio

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“Non c’è trucco, non c’è inganno”…E’ il gioco di prestigio che il sindaco di Ragusa, Federico Piccitto, pentastellato, ha iniziato a fare per liberarsi definitivamente della scomoda concorrenza del Tribunale di Modica: mette a disposizione il primo piano del Palazzo ex Ina di piazza san Giovanni per gli uffici giudiziari modicani e vittoriesi (attualmente realizzati con pareti di cartongesso nel vecchio Palagiustizia di via Trasportino) in modo da vanificare i tentativi di sopravvivenza della moderna ed efficientissima struttura di Modica che potrebbe ospitare, comodamente e degnamente, gli affari civili del riunificato sistema giudiziario del territorio ibleo. Questo, anche dopo la riforma della ministra Cancellieri che ha eliminato, sulla base di considerazioni teoriche e cartacee, i Tribunali cosiddetti “minori”, seppur efficienti, senza tener conto neppure del parametro relativo alle strutture che ospitavano molti dei Tribunali soppressi. Una riforma – vale la pena ricordarlo – variamente osteggiata, da Nord a Sud, e che, per quanto riguarda Ragusa, ha già provocato le prime prescrizioni con rinvii in massa di processi penali (37 in un sol giorno).
Riteniamo, comunque, legittimi tutti i tentativi del neo sindaco di Ragusa per sfruttare la legge, per far pendere la bilancia dalla sua parte. Legittimi, tuttavia, anche i tentativi di chi non vuole arrendersi e che vuole percorrere tutte le strade per difendere una Istituzione plurisecolare a beneficio dei cittadini del vasto comprensorio modicano che, tra l’altro, potrebbe allargarsi con i liberi consorzi dei Comuni. Il sindaco di Ragusa – è comprensibile – fa le barricate, anche a costo di far apparire semplici e possibili operazioni di ristrutturazione di edifici per adattarli ad uffici giudiziari. Una “missione” che attenderebbe solo il via libera del presidente del Tribunale di Ragusa, Giuseppe Tamburini, “ex modicano”, disponibile a tale soluzione per evitare l’affollamento da “discoteca del sabato sera” tra i corridoi e le anguste stanze del Palagiustizia ragusano. Grande collaborazione, dunque, tra Comune e Tribunale, tra potere politico-amministrativo e potere giudiziario (anche il procuratore Petralia lo aveva sottolineato) per risolvere i problemi del “nuovo” sistema-giustizia.  Anche se, a dire il vero, c’è anche da tener conto delle difficoltà economiche del Comune di Ragusa, come sostenuto, più volte, dall’assessore al Bilancio,  Stefano Martorana. Il sindaco Piccitto – a differenza del suo collega modicano, Ignazio Abbate – ha evidentemente capito che la battaglia per “accentrare” a Ragusa tutto ciò che gira attorno ad un Tribunale (avvocati, magistrati, utenti, forze dell’ordine ecc…) va fatta anche a costo di lasciare sul campo qualche “ferito”, vale a dire qualche ritardo nella riscossione, da parte dello Stato, dei soldi anticipati dal Comune di Ragusa per la gestione degli uffici giudiziari. Senza tener conto, ovviamente, delle conseguenze che ricadono sui cittadini i quali chiederebbero una giustizia più rapida.
Per gli stessi motivi, il sindaco di Modica avrebbe avuto il dovere di mettersi in prima fila a difesa di una prestigiosa Istituzione che ha dato sempre lustro alla città che egli, ora, ha l’onore di rappresentare ai massimi livelli. E, nel contempo, avrebbe dovuto essere parte diligente nei confronti dei suoi colleghi del comprensorio. Purtroppo, abbiamo assistito solo a timidi tentativi di alzare la voce e sentito qualche “squillo” del telefonino di un paio di onorevoli. A parte un comitato cittadino e l’Ordine degli avvocati, reazioni tiepide che, tra l’altro, sono state di recente bollate quasi come sovversive dal procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia. Il quale, a proposito della riorganizzazione della geografia giudiziaria e dell’accorpamento del Tribunale di Modica a quello di Ragusa, ha dimostrato di rallegrarsi per l’impresa – riuscita allo stesso e al presidente Tamburini – di avere addirittura ovviato ad una dimenticanza di Ferdinando I di Borbone che, nella sua riforma amministrativa del Regno delle Due Sicilie, tra il 1816 e 1825, si scordò di cancellare proprio il Tribunale di Modica che esisteva dal 1361.
E, a proposito del presidente Tamburini, e solo per dovere di cronaca, vale la pena ricordare quanto dichiarato il 18 novembre del 2008 all’atto dell’insediamento al vertice del Tribunale di Modica: «Non deve essere il cittadino a raggiungere la Giustizia, ma la Giustizia ad arrivare fino al cittadino. Mi batterò affinché questo pezzo di prestigiosa storia forense sopravviva alla indiscriminata politica dei tagli che contraddistingue, senza distinzioni di sorta, le circoscrizioni giudiziarie. E’ chiaro che ci vogliono delle leggi in proposito. Io posso solo limitarmi ad applicarle. Ma farò opinione e organizzerò dibattiti assieme ai validi avvocati di questo ordine forense». Nello stesso discorso, Tamburini fece rilevare come dalla soppressione del Tribunale di Modica il Ministero avrebbe risparmiato solo lo stipendio del presidente stesso e del procuratore, vista l’impossibilità di licenziare magistrati o dipendenti. Così, per non dimenticare!