“The end”: domenica si gioca l’ultima partita della storia del Modica Calcio

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In una delle scene più famose di Apocalipse Now gli elicotteri americani sorvolano una foresta in fiamme. Ovunque distruzione e desolazione. In sottofondo le struggenti note dei Doors che con The End sottolineavano la fine di una guerra, di un’epoca, di una vita. E’ la colonna sonora adatta a quello che sta succedendo intorno al Modica Calcio. “This is the end, my only friend”, cantava Jim Morrison. E’ la fine, mio unico amico. Caro tifoso che hai sofferto, hai gioito, hai pianto di sofferenza e di gioia: è tutto finito. I giocatori scenderanno in campo domenica in casa contro il Misterbianco e poi saluteranno tutti. Impossibile se non irrazionale pensare di voler continuare a Modica. Oggi, 15 novembre, giorno delle dimissioni stra-annunciate da Cundari si è rivelato essere il D-Day della storia rossoblù. Dove la “D” purtroppo sta per distruzione. Non si può definire altrimenti una giornata come questa. A mezzogiorno l’incontro, il primo dalle annunciate dimissioni oltre 40 giorni fa, tra la società e l’amministrazione comunale. Un incontro che si rivelerà ricco di sorprese. La prima, la più sgradita è quella della posizione debitoria. Quello che era stato indicato come un gioiellino si è rivelato essere in realtà un gigante dai piedi di argilla. Tra IVA non pagata, fornitori, multe e saldo iscrizione si arriva ad una cifra non indifferente. Una cifra che di questi tempi scoraggerebbe qualsiasi imprenditore volenteroso ad avvicinarsi. Una cosa infatti è partire da zero e programmare il resto della stagione, un’altra da sotto zero. Chiaramente il Comune non può farsi carico dei debiti arretrati, verità inoppugnabile ed insindacabile. L’ipotesi a questo punto è stata quella di una ricambio ai vertici societari. Fuori Cundari e dentro Vindigni, attuale numero 3 della società. In questo caso non cambierebbe pressoché nulla, la società andrebbe avanti così ed il Comune potrebbe supportarla con un aiuto economico e con l’impegno di trovare soggetti interessati ad investire nel pallone. Tutto perfetto se non che nel pomeriggio il diretto interessato tira drasticamente il freno a mano. Giustamente non vuol fare il passo più lungo della gamba e in pratica ritira la sua disponibilità ad assumersi l’onere e l’onore di diventare il numero 1 del Modica Calcio. La situazione precipita. I giocatori non si allenano, restano chiusi nello spogliatoio dove vengono raggiunti dai capi ultras. Vogliono chiarimenti. Chiarimenti che ottengono dai diretti protagonisti del summit mattutino. O il presidente Cundari rimane onorando i debiti pregressi, o si accolla i debiti fino ad oggi e cede la mano o il Thoir di turno deve intervenire mettendoci di tasca sua salvando così capra e cavoli. Con tutto l’ottimismo di questo mondo nessuna delle tre strade sembra larga e lastricata d’oro. Sono tutte cime impervie da scalare, roba che nemmeno il Pirata Pantani potrebbe farcela. Le facce dei giocatori sono quelle dei combattenti che hanno appena saputo di aver perso una guerra senza averne la minima colpa. Sono guerrieri feriti, sono padri di famiglia che pensano subito al futuro. Hanno onorato questa maglia fino in fondo. Di calcio ci vivono e il colpo che hanno ricevuto oggi è di quelli mortali. Raccontano che qualcuno si alza imbestialito, altri hanno le lacrime agli occhi, altri ancora cercano di capire meglio, ma c’è ben poco da capire. “Non giochiamo domenica” è il primo pensiero che esce dallo spogliatoio dove fuori ci sono gli ultras in silenzio ed in attesa. E’ stato Elio Scollo, il figlio dell’indimenticato Don Pietro a riportare la calma, proprio come avrebbe fatto suo papà. Domenica si gioca per il Modica e per i tifosi: si gioca, peraltro, una partita contro il Misterbianco, ricordando che in quella città, in quello stadio, morì Don Pietro Scollo. Poi succederà quel che succederà. Calerà il sipario su 81 anni di storia calcistica. Ed il pensiero va naturalmente a Pietro Scollo, cosa avrebbe detto in questa situazione? Cosa avrebbe fatto adesso? Poi ci riflettiamo un attimo su, che stupidi… se c’era Don Pietro il Modica non sarebbe finito in questa situazione. Ne siamo sicuri.