Per gli allievi di Nosco, due giorni di scuola con Carmela Buffa Calleo

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Un’attrice come insegnante, per due giorni di lezioni insolite ma estremamente formative: Carmela Buffa Calleo è stata invitata ieri e oggi alla scuola Nosco per introdurre, tra le lezioni del Corso di Sala, Bar e Sommelier, qualche spunto agli allievi per iniziare anche un percorso di motivazione, utile al rapporto con i clienti.

 

Si tratta di un vero e proprio esperimento, che a consuntivo sembra molto ben riuscito: “Ho fatto questa scelta – spiega il direttore della scuola, lo chef Peppe Baroneperché ho sempre pensato che il lavoro di sala venga solitamente svolto mettendo in pratica nozioni tecniche, magari in modo impeccabile, ma sicuramente spersonalizzante. La mia idea è invece che chi lavora in sala abbia il compito di trasferire un mondo ampio e complesso, che racchiude anche il lavoro di chi sta dietro. È necessario allora saper sostenere una interazione, anche abbastanza lunga nel tempo, nella quale sviluppare un vero e proprio rapporto umano. Per questo è necessario fare innanzitutto un lavoro su se stessi, per essere pronti a superare gli ostacoli che ognuno porta dentro, in modo che l’operatore di sala sia effettivamente pronto ad accogliere ogni ospite come se fosse un ospite di casa propria, aprendosi e facendolo aprire, in un vero e proprio atto di donazione”. Da quest’idea, la scelta di offrire agli allievi spunti per un percorso interiore: “Mi sono chiesto – aggiunge Barone – chi poteva offrire le chiavi di accesso giuste, dopo aver già provato, in esperienza passate, gli approcci di psicologi e sociologi. Ho pensato allora ad un attore, una figura abituata all’apertura e all’interazione. I ragazzi hanno tutti percepito questo momento come un’occasione importante di emersione de sé per affrontare meglio l’altro”.

 

“Quando parlo di percorso di motivazione – precisa Carmela Buffa Calleo mi riferisco ad un lavoro sulla persona, di acquisizione di consapevolezza e centratura del sé. Chi fa un lavoro di questo tipo sa di avere la responsabilità di offrire un servizio, quasi di vendere un prodotto e di fidelizzare il cliente: nell’ambito di questo tipo di dinamiche, vicine a quelle del marketing, è facile che ci si senta da entrambe le parti prevaricati o prevaricatori. Rimettere al centro la persona, vuol dire dotarsi degli strumenti per superare le insicurezze personali e interagire correttamente con gli altri, con il pubblico, con i clienti: da questo approccio rinasce il rapporto umano”. Due giorni di lezioni, certamente pochi, sono bastati però ad approcciare le tecniche di rilassamento e anche quelle di teatro dell’improvvisazione teatrale: “Quest’ultima, che si trasforma in un gioco di interazione, permette a chiunque di far emergere le proprie caratteristiche, perché fa emergere il bambino che abbiamo dentro: è un gioco, appunto, in cui tutti sbagliano, ma in cui nessuno giudica l’altro, trasformando ogni limite non nel punto oltre cui non si può andare, ma in quello da cui ripartire”.