Santa Maria del Gesù riaprirà. E le guide saranno i detenuti

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Per decenni il carcere lo ha tenuto in gabbia: prima ha fisicamente assorbito, ingoiato, occultato le colonne tortili del chiostro, relegando il cortile all’ora d’aria dei detenuti; poi, per ragioni di sicurezza, lo ha condannato all’oblio, nascosto alla vista e allo stupore del pubblico. Il lieto fine della paradossale vicenda del complesso monumentale di Santa Maria del Gesù potrebbe ora arrivare grazie al piglio di due donne, la direttrice del carcere di Modica Giovanna Maltese e la soprintendente ai Beni culturali Rosalba Panvini, che hanno deciso di fare di necessità virtù: il monumento aprirà e ad aprirlo saranno proprio i carcerati, che si trasformeranno in provette guide turistiche.  Un progetto di questo tipo sarebbe il primo in Italia. “Abbiamo pensato – spiega la Panvini – di addestrare i detenuti, facendo in modo che i funzionari della Soprintendenza e l’ordine degli architetti si assumano l’onere di tenere lezioni sulla storia e le caratteristiche del bene monumentale. In questo modo potranno essere loro stessi a guidare i visitatori e noi potremo finalmente aprire questo prezioso bene al pubblico”.

La chiesa e il chiostro di Santa Maria del Gesù, datati 1478, sono tra le poche testimonianze dell’intero Sud Est siciliano preesistenti non solo al terremoto del 1693. Com’è noto, nel 1865, dopo l’Unità d’Italia, il convento fu sottratto al patrimonio ecclesiastico e destinato a diventare carcere del Regno: da allora nessuno vi ha messo più piede fino al giorno dell’inaugurazione, nell’aprile 2011, dopo il lungo restauro finanziato dalla 433/91. Da ormai quasi tre anni, però, le porte del chiostro rimangono ugualmente chiuse: stando alle carte, infatti, il bene appartiene al demanio dello Stato, che non si è ancora deciso a trasferirlo nella disponibilità della Regione. Per questo nessuno – Regione, Soprintendenza, Comune – ha potuto prendersi la briga di aprirlo e gestirlo.

 “Il progetto che abbiamo presentato alla Cassa delle ammende per il finanziamento – spiega la direttrice del carcere Giovanna Maltese – è molto ampio e include la possibilità che i detenuti imparino anche a produrre e vendere prodotti tipici, come il miele e il cioccolato. In questo modo qui nascerebbe un grande polo turistico. Naturalmente la possibilità che il progetto venga approvato è legata anche alle opportunità di reinserimento lavorativo dei detenuti fuori delle mura del carcere: per questo pensiamo alla costituzione di una vera e propria cooperativa. Se i finanziamenti non dovessero arrivare, o nell’attesa che arrivino, stiamo già collaborando con il centro territoriale permanente della scuola Giovanni XXIII e abbiamo contatti con il consorzio degli operatori turistici, che potrebbe coprire alcune spese: difatti i detenuti stanno già frequentando un corso sui beni culturali e la settimana prossima faranno i rilievi fotografici e planimetrici del sito, in modo che presto potranno addirittura produrre una brochure dedicata a Santa Maria del Gesù”.

 

[Fonte: La Sicilia]