“C’è una luce che illumina anche la morte”. L’ultimo saluto a Federico

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“Tu eri una colonna per me. Quando ero triste, quando mi abbattevo facilmente, eri tu a ripetermi che non serviva a nulla piangere. L’unica cosa importante era la vita, la felicità”. Con queste parole Riccardo ha voluto ricordare il fratello Federico, morto sabato mattina a soli 17 anni. Sono stati celebrati questa mattina, nella chiesa del Preziosissimo Sangue, i funerali di Federico Nasello, il giovane ragusano morto sabato in un incidente stradale autonomo in via La Pira, poco sotto la rotatoria dell’Iper Le Dune. Il lunghissimo corteo è partito dalla casa di Federico: ad accompagnarlo, insieme al papà Salvatore, la mamma Giorgia ed il fratello Riccardo, oltre un migliaio di parenti ed amici. I portatori di San Giovanni Battista: il papà Salvatore è uno storico portatore della statua, e lo scorso anno anche Federico si era unito al gruppo. E poi i ragazzi dell’Istituto professionale dei Salesiani, dove studiava il giovane. Ed ancora gli amici della “putia”, quelli dell’inter Club. La chiesa non è riuscita a contenere tutti, ma nonostante il freddo nessuno si è mosso di lì per dire l’ultimo “Ciao” al ragazzo che tutti ricordano come buono, positivo. Un dispensatore di “ti voglio bene” a tutti, come hanno ricordato gli amici al termine della messa. Il rito religioso è stato presieduta da don Luca Tuttobene. Insieme a lui don Gianni Lo Grande, direttore dei Salesiani, ed il parroco della Cattedrale, don Carmelo Tidona. Affettuosa ed al tempo stesso carica di speranza l’omelia di don Luca. Prendendo spunto dal segno dei lumini che gli amici hanno voluto accendere per “abbracciare” la bara di Federico, il sacerdote ha parlato della luce che illumina anche il passaggio più doloroso della vita, ossia la morte. Un’immagine ripresa anche da Fabrizio Occhipinti che, a nome dei portatori di San Giovanni, ha invitato Federico a proteggere tutti da Lassù. Il ricordo dei formatori, dei Salesiani e dei compagni di classe del Cnos, è stato affidato a facebook. “Ricordiamo il nostro Federico con le sue immancabili cuffie e il cappuccio della felpa in testa. Dietro l’aria un po’ distaccata, talvolta annoiata, nascondeva un’intelligenza arguta e vivace ed una sensibilità fuori dall’ordinario”. Prima della benedizione, tutti gli amici hanno posto un fiore bianco sulla bara. Poi l’applauso accompagnato dalle lacrime, all’uscita dalla chiesa.