Il libero Consorzio del Val di Noto: oggi Abbate ha convocato i sindaci

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Una nuova possibilità di estendere ulteriormente quello che il sindaco di Modica Ignazio Abbate immagina come il futuro “libero Consorzio del Val di Noto”, discenderebbe dalla disponibilità ad aderire a questa iniziativa già manifestata non solo dal sindaco di Noto Corrado Bonfanti, ma anche dal sindaco di Palazzolo Acreide Carlo Scibetta. Se la proposta originaria di Abbate era quella di costituire un Consorzio che ricalcasse i confini della Diocesi, con l’aggiunta di Palazzolo Acreide, bisognerà considerare che quest’ultimo Comune è già consorziato nell’Unione della Valle degli Iblei (Buccheri, Buscemi, Canicattini Bagni, Cassaro, Ferla e Sortino), che dunque potrebbe interamente seguirne il destino. Anche di questo si discuterà proprio oggi pomeriggio, alle 16, a Palazzo San Domenico, dove Abbate ha convocato una prima riunione informale. E se i primi cittadini di Scicli e Pozzallo, Franco Susino e Luigi Ammatuna, hanno annunciato l’intenzione di andare ad ascoltare, tutt’altro che confermata è la presenza del sindaco di Ispica Piero Rustico, che ha preso le distanze dalla “scortesia istituzionale” di Abbate nel disertare la conferenza dei sindaci. Rustico deve però fare i conti con l’inconveniente di non avere la maggioranza in Consiglio, dove ogni decisione sulla questione dei consorzi deve passare a maggioranza qualificata: già l’esponente di “Sviluppo e solidarietà per Ispica”, Marco Santoro, gli ha ricordato che non può decidere da solo e che proporrà agli altri gruppi di sottoscrivere subito la proposta deliberativa per indire un referendum consultivo. Ma anche per lo stesso Abbate non sarà scontato il confronto con il proprio Consiglio comunale. Già il consigliere di Sel Vito D’Antona gli ha fatto notare di star facendo di tutto per “determinare il completo isolamento della città di Modica”: “Una materia nuova e complessa – ha scritto -, che potrebbe coinvolgere entro qualche settimana i consigli comunali e i cittadini in merito a scelte che riguardano il futuro delle comunità non può essere trattata con superficialità o con proclami; si richiede, viceversa, uno studio ed un approfondimento che tenga conto delle implicazioni economiche e sociali che ogni ipotesi di distacco e di accorpamento comporta, un confronto con la città ed il consiglio comunale ed una paziente opera di costruzione di alleanze istituzionali e non di rotture traumatiche e di polemiche”.