Il Prefetto per il 25 aprile: “Di fronte alla crisi occorre una nuova resistenza”

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Si è svolta stamane nel Comune capoluogo la cerimonia celebrativa del 69° Anniversario della Liberazione, organizzata come negli scorsi anni dalla Prefettura di Ragusa in collaborazione con la locale Amministrazione comunale.

Il corteo composto dalle Autorità civili, militari e religiose, dai rappresentanti delle locali associazioni combattentistiche e d’arma e da una rappresentanza della Consulta Studentesca provinciale, dopo avere reso onore dapprima  alla Stele dell’Unità d’Italia, ha percorso le vie principali del Centro storico lungo le quali sono state deposte corone di fiori alle lapidi in memoria del Ten. Lena, dei braccianti agricoli caduti in occasione dei fatti del 9 aprile 1921 e del Milite Ignoto posta sulla facciata del Palazzo Comunale, per poi raggiungere Piazza San Giovanni dove, sul Sagrato, si è tenuta la fase conclusiva della cerimonia.

In una cornice di ampia partecipazione popolare, particolarmente significativi -in quanto hanno conferito alla ricorrenza la dovuta rilevanza – sono stati i momenti celebrativi dinanzi al monumento in memoria dei Caduti per la Patria sul sagrato della Cattedrale di San Giovanni Battista, con la benedizione impartita dal Reverendo Cappellano della Polizia di Stato e la deposizione della corona di alloro da parte del Prefetto Annunziato Vardè e del Sindaco di Ragusa Federico Piccitto.

Nel suo intervento il Prefetto  ha sottolineato, tra l’altro, l’attualità dell’odierna celebrazione perchè “ricordare i tanti Italiani che 69 anni fa hanno sentito il dovere di rischiare ed immolare la propria vita per gli ideali di libertà e democrazia è doveroso ed attuale ed è necessario tramandarne la memoria alle giovani generazioni, per fare loro conoscere le radici che alimentano la società libera e progredita in cui oggi viviamo”.

Non è mancato nello stesso messaggio il riferimento alla congiuntura socio-economica che sta attraversando il Paese, rispetto alla quale “non bisogna cedere ma occorre una nuova resistenza che consenta, mediante il rilancio dell’economia e dell’occupazione, di riconquistare il benessere perduto, la dignità  e il prestigio internazionale che il popolo italiano merita ampiamente per la sua storica laboriosità, intraprendenza e geniale inventiva”.