Il lavoro che non c’è: nessun Cavaliere siciliano. E a Ragusa la discoccupazione è al 19%

4

Tra i decreti di nomina di nuovi 25 cavalieri del lavoro, firmati nelle scorse ora dal Presidente Giorgio Napolitano, per la prima volta non c’è un imprenditore siciliano. Ce ne sono di quasi tutte le regioni, dai cinque della Lombardia ai due delle Marche, ma della Sicilia nessun cavaliere del lavoro che non c’è. A scriverlo, su La Sicilia, è Tony Zermo. Che analizza la questione così:

“La verità è che non abbiamo nessuna nuova impresa che sia competitiva sul mercato globale, nemmeno in tutto il Distretto del Sud-Est che è quello più vivace, e nemmeno a Catania che pure è la capitale del commercio e dell’industria di Sicilia…
La mancanza di risorse e di idee vincenti ci ha cloroformizzato perché sei anni di crisi fiaccano chiunque viva in una regione senza paraurti. È per questo che i nostri giovani partono ed è per questo che perdiamo cervelli” .
(continua a leggere su La Sicilia.it)

Del “lavoro che non c’è” si è occupata sabato 24 maggio anche Manageritalia Palermo, che elabora da anni, con AstraRicerche, la classifica dei non occupati, per spingere tutti ad affrontare il problema e individuare valide soluzioni: “Il 2013” secondo Paolo Gobbetti, presidente uscente dell’associazione palermitana, si è chiuso con “una disoccupazione totale del 19,3% a Ragusa, la migliore (al 90° posto a livello provinciale in Italia), 19,4% Catania (91°), 20,7% Palermo (95°), 21,1 Agrigento (96°), 21,6% Siracusa (99°), 21,9% Messina (100°), 22,5% Trapani (104°), 23,5% Caltanissetta (106°), 24,8% a Enna (107°) e del’21% in Sicilia (18° posto nella classifica regionale). Pensando che la disoccupazione media nazionale è del 12,2%, siamo messi malissimo e c’è tanto da fare”.

Passando all’analisi sulle posizioni manageriali e dirigenziali: dal 2008 al 2012, in Sicilia, dove la managerialità è già scarsissima, le cose sono fortemente peggiorate. I dirigenti sono diminuiti del 5,9%% (-2,5% a livello nazionale), mentre i quadri sono aumentatati del 23,1% (+10%). Male perché il nostro tessuto economico è già povero di dirigenti (1.511 in totale, 0,27 dirigenti ogni cento lavoratori dipendenti) e non particolarmente ricco di quadri (10.858). “Il vero problema della regione e di tutte le province” continua Gobbetti “è che, salvo rare eccezioni, nelle tantissime aziende medie e piccole abbiamo una gestione delle imprese affidata quasi unicamente all’imprenditore e ai suoi familiari. Basti pensare che in Italia e Sicilia abbiamo un’ampia presenza di imprese familiari (l’80% circa come nelle principali realtà europee) che, a differenza degli altri paesi (35% Spagna, 28 in Germania, 26% in Francia e 10% in UK), hanno nel 66% dei casi management solo familiare”