Addio a Giorgio Faletti: comico, cantante, scrittore e amico del Cinema Aurora

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Ma certo, come negarlo? Giorgio Faletti – morto a Torino per un tumore, a 63 anni – è stato (e ha fatto) un sacco di cose.

Le ricordiamo tutti: aveva fatto il cabarettista e così era arrivato in tv (iniziò a Drive in), con personaggi che entrarono nella cultura popolare dell’Italia degli anni Ottanta: da Vito Catozzo a Suor Daliso.

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Laureato in Giurisprudenza, aveva coltivato molte passioni. Per la musica, innanzi tutto, pubblicando nel 1988 il primo mini-album Colletti bianchi, colonna sonora del telefilm omonimo che lo vede fra i protagonisti.
E dopo aver scritto i testi di alcune canzoni, anche per Mina, andò pure a Sanremo. Per due volte:  nel 1992 in coppia con Orietta Berti e poi nel 1994, quando vinse il premio della critica, classificandosi al secondo posto in assoluto, con Signor Tenente, una canzone ispirata alla strage di Capaci e d’Amelio, divenuta un po’ il simbolo di quegli anni.
Faletti viveva tra Asti, l’Isola d’Elba e New York, dove, scrive Mario Baudino sulla Stampa, “scappava molto spesso per ascoltare musica, talvolta per suonarla, anche se la sua passione per le chitarre (rigorosamente vintage) era, sospettava, “non corrisposta”.

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Ecco, di Faletti si ricorderà soprattutto questo. La sua capacità, tutta piemontese (era di Asti) di stupire, ma con garbo e signorilità. E di entrare nell’immaginario collettivo. Come fece anche nel 2002, quando sorprende tutti, pubblico e critica, con il suo straordinario esordio da narratore con il primo thriller, Io uccido, che vende oltre 4 milioni di copie. Nel 2004 raddoppia con il secondo romanzo Niente di vero tranne gli occhi, che al momento ne ha vendute tre milioni e mezzo, per continuare poi la fortunata carriera di scrittore.

Ma, e ci perdonerete la licenza, a noi piace ricordarlo “modicano”. Perché poi, con un nome così, Giorgio Faletti non poteva non amare Modica.
E proprio in visita nella Città della Contea, dopo una puntatina all’Antica Dolceria Bonajuto, Giorgio Faletti venne intercettato da Paolo Ruta e Michele Avveduto che, sul finire dell’estate scorsa, stavano lavorando per riaprire il Nuovo Cinema Aurora di Modica Alta.
E l’attore-scrittore-cantante, da gran signore, non si sottrasse: accettò di fare il tifo e sostenere il progetto dei quattro giovani modicani. E lo fece con queste parole:

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