Perché si torna a parlare del Ponte sullo stretto come di una priorità

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Si legge, sul Quotidiano della Calabria, una notizia di cui le voci politiche da tempo vanno parlando. Una notizia di quelle che sorprendono.
Quando ormai si riteneva che la pratica Ponte sullo stretto fosse stata definitivamente archiviata ecco che il presidente del Consiglio Matteo Renzi diventa autore di una svolta totale e riapre il dossier sull’infrastruttura.

Secondo le informazioni attualmente diffuse, il Governo starebbe valutando di rimettere in piedi il discorso “Ponte sullo stretto” partendo dalla considerazione che il quasi miliardo di euro di penali che potrebbe essere necessario per chiudere tutti i contratti renderebbe economicamente più vantaggioso realizzare l’opera piuttosto che cancellarla.
A mettere in discussione l’opera, salvo poi prolungare i contratti di due anni, fu il governo di Mario Monti per il quale il ponte non era un’opera prioritaria.

Adesso Renzi, dati alla mano, si è reso conto che il costo per chiudere definitivamente le procedure e liquidare ogni debito esistente sarebbe troppo alto per le casse dello Stato, così alto che il General Contractor avrebbe chiesto penali che oscillano tra i 700 mila e il miliardo di euro tenuto conto anche di oneri finanziari e costi di liquidazione. Considerato ciò il prossimo passo del governo dovrebbe essere quello di chiedere ai rappresentanti del Consorzio Eurolink un nuovo masterplan con costi ridotti nel nome della “spending review”.

Un cambio di prospettiva abbracciato con grande entusiasmo proprio dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Per il quale, il Ponte sullo Stretto “s’ha da fare”.
Nonostante le ristrettezze, il ministro rilancia: “Se investiamo sull’Alta velocità fino a Reggio Calabria, e non mi si dica che non c’è la domanda, perché le infrastrutture creano la domanda, se investiamo sul raddoppio della Messina-Catania-Palermo, riducendo da 4 a 2 ore la percorrenza, è evidente che il Ponte sullo Stretto è una infrastruttura che completa questo sforzo“.

Una spiegazione che il ministro sostanzia con una sua personale esperienza. “Sono stato a Lisbona. Hanno costruito” ha aggiunto “un ponte di 17 chilometri, certo in una condizione diversa dallo Stretto, ma è un esempio che ci dice che si può fare. D’altronde, la nostra posizione sul Ponte, come Ncd, è nota da tempo“.

Un’opinione autorevole che tuttavia getterà altra benzina sul fuoco delle polemiche politiche.