Lavoro, dignità e futuro. Su Ragusa la marcia dei mille per lo sciopero generale. Le foto

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Una manifestazione riuscita. Questo il commento unanime da parte delle sigle sindacali che stamane, da piazza Vann’Antò a piazza Cappuccini, hanno guidato il corteo di disoccupati, dei pensionati, i ragazzi della Rete degli studenti medi, i lavoratori della scuola, metalmeccanici, dell’agricoltura, del pubblico impiego, dei bancari, del commercio e dei servizi.

Nel corso del comizio finale, tenuto ai piedi della chiesa di San Francesco, i manifestanti hanno superato le mille unità. “Eravamo preoccupati”, ha confermato Giorgio Bandiera, segretario provinciale UIL: “sulla partecipazione, non perché la gente non senta le ragioni che ci spingono oggi in piazza, ma perché con questa crisi chiedere ai lavoratori di perdere 80-100 euro in una giornata non era certamente semplice. Abbiamo avuto una risposta più che massiccia, sintomo che le persone hanno davvero la grande esigenza di rivendicare diritti e lavoro”.

“Oltre mille persone stamane si sono unite a noi per dire ‘no’ al Governo”, ha aggiunto il segretario provinciale della Cgil Giovanni Avola: “No alle scelte di politica economica repressiva e alla la modifica in termini di diritti e tutele previste dal Jobs Act. Siamo la testimonianza di quanto sia alto l’interesse del Paese. Si chiede che la Legge di stabilità 2015 ricrei più posti di lavoro e questo sarà possibile, lo sottolineo, solamente con maggiori risorse pubbliche da parte del Governo”.

Il comizio è stato concluso da Saverio Piccione, segretario regionale della Cgil Sicilia. “Di fronte alla crisi economica e sociale attraversata dal Paese, in cui il livello di disoccupazione giovanile in Sicilia e nel Mezzogiorno è oltre il 60 per cento, la manovra economica del governo ci appare un ‘pannicello caldo’. Un provvedimento inconcludente, inadeguato ed inefficace a risolvere i problemi del Paese. Oggi chiediamo che questo Governo cambi politica in favore del Paese e delle persone che noi rappresentiamo”.

Questo il fronte ufficiale del corteo che stamane ha attraversato il centro di Ragusa superiore e che ha trovato il favore dei passanti e persino degli automobilisti fermi in coda, bloccati dalle Forze dell’ordine. Alcuni addirittura scesi dall’auto per ascoltare meglio lo slogan che dall’auto che apriva il corteo ha continuato a ribattere sui motivi dello sciopero.

Subito dietro, gli studenti. Due gli striscioni, dal Liceo classico e scientifico di Ragusa, ma in realtà, sottolineano i ragazzi in prima fila, tutte le scuole sono rappresentate, non solo del Comune capoluogo. A parlare è Giulia Battaglia, rappresentante della Rete degli studenti medi. “Crediamo nella politica e nelle istituzioni, perché criticare e basta non ha portato mai a niente. Siamo però convinti che per operare un cambiamento salutare per il Paese, occorre rimboccarsi le maniche e scendere in prima linea. Lo faccio da studentessa del Liceo classico, lo farò il prossimo anno dalla Facoltà di Giurisprudenza. Non lasceremo ancora ripeterci che per pensare ad un futuro migliore sia necessario abbandonare l’Italia”.

In piazza c’è chi pensa anche ai propri figli: “Sono qui per loro”, ha affermato Mariella Garofalo, medico di Vittoria: “che continuano a studiare, a specializzarsi, ma per che cosa? Ho un figlio laureato in ingegneria ed uno che ha scelto di seguire la carriera di medico, come me. Non vogliamo arrenderci all’idea che l’unico futuro per loro sia lasciare casa. Questo Governo però non pensa ai nostri giovani, non lo ha mai fatto. Io sono di sinistra, non mi rivedo affatto nelle politiche finora adottate da Roma e credo che sia importante continuare a lottare”.

Lottare per un futuro, anche immediato. “Altro che feste e Natale”, ha affermato Carmelo Giglio, uno dei cittadini disoccupati in prima linea in piazza Cappuccini: “ho un blocco di bollette scadute da pagare, non ho un lavoro da mesi e non mi hanno concesso nemmeno il sussidio”.
“Io sono a Ragusa da 20 anni”, continua Ghanimi Hassan, cittadino di origine marocchina. “Ero il gestore di una pizzeria ma ho dovuto chiudere a causa della crisi. Cerco lavoro da tre anni, senza nessuna risposta”.
Stessa cosa per Salvatore Albanese, originario di Lushnja in Albania. “Facevo il muratore, ma da due anni non ho più un impiego. Non so come mantenere la mia famiglia. Questa crisi non è certo colpa nostra, che paghiamo le tasse come tutti e che speriamo solo di avere una vita serena”.
Lavoro, dignità, futuro. Queste le parole che hanno caratterizzato la giornata. Richieste che da Ragusa, in contemporanea nazionale, sperano di ottenere risposte.