Modica mia, la più nazionalpopolare che ci sia

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Dice il vocabolario Treccani, a proposito dell’aggettivo “nazionàl-popolare”:

1. Propriam., che è insieme nazionale e popolare, con specifico riferimento alla concezione estetica di A. Gramsci (1891-1937), secondo la quale le opere letterarie o artistiche, e in generale usi, costumi o manifestazioni di una civiltà, devono esprimere i caratteri distintivi della cultura nazionale in modo da essere riconosciuti come rappresentativi di tutto il popolo e contribuire così alla presa di coscienza dell’identità concettuale di nazione e popolo: in Italia è sempre mancata e continua a mancare una letteratura nazionale-popolare, narrativa e d’altro genere (Gramsci).
2. estens. Con valore riduttivo, di tutto ciò che rappresenta gli stereotipi e gli aspetti più superficiali di un gusto e di una presunta identità nazionale.

Escludendo, in totale buona fede, una profonda conoscenza delle autentiche intenzioni gramsciane da parte del sindaco di Modica Ignazio Abbate, tocca ringraziarlo piuttosto perché nel definire lui stesso “nazionalpopolare” la programmazione dell’Estate modicana ha finalmente e pubblicamente dichiarato il proprio desiderio di cavalcare il gusto più superficiale con cui i suoi concittadini sono in grado di identificarsi.

Così scopriamo che nella stessa città che fino a qualche anno fa ospitava l’unico festival di Poesia e Filosofia di Sicilia, che vedeva sul palcoscenico del proprio Teatro suonare i più grandi jazzisti del mondo, sulla scalinata di San Pietro salire Moni Ovadia, in piazza Monumento esibirsi i Modena City Ramblers e al Chiostro di Santa Maria del Gesù passeggiare, in una delle sue ultime uscite pubbliche, Maria Luisa Spaziani, il vero “gusto”, che per certi punti di vista la politica deve certamente farsi carico di interpretare, si identifica piuttosto con la “Sagra della pizza” di Maganuco (e se non sapevate della storica tradizione filopartenopea della vostra spiaggia preferita, sappiate che è solo colpa della vostra ignoranza: noi possiamo tutt’al più confessare di condividerla).

Non c’è dubbio, se così stanno le cose, che ad Abbate va il merito di aver azzeccato proprio tutto.
Nazionalpopolare è, infatti, spendere 160 mila euro e non avere nemmeno un appuntamento clou capace di richiamare folle da chissà dove.
Naziolapopolare è assolutamente riconfermare un cospicuo finanziamento a Gustando Frigintini, che nella prima edizione della sua sindacatura lo celebrò con un’indimenticabile gara degli asinelli allietata da un concerto di Brigantony.
Nazionalpopolare è di sicuro organizzare in una sempre più ridente Marina di Modica la discoteca sotto le stelle del mercoledì, il dj set del venerdì, le lezioni di zumba del sabato.
Ma più nazionalpopolare ancora di tutto questo è fare un bando pubblico per raccogliere le manifestazioni di interesse per mettere su il programma, riceverne ben 67, prevalentemente da modicani, e decidere di accoglierle e finanziarle tutte indistintamente, ottenendo il duplice obiettivo di allargare a mai finire la propria sacca di consenso con una spicciola operazione di distribuzione a pioggia e di – tornando al ragionamento di prima – fare contenti tutti i modicani gironzolanti in pantaloncini e infradito (i turisti non votano, quindi non ci interessano e non ci servono).

Non ce ne vogliano i 67 estensori delle proposte in oggetto, ognuno certamente animato dalle migliori intenzioni, se non altro quelle di guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro o con le proprie passioni, ma non ci abbandona il sospetto che il termine “programma” starebbe a sottintendere ben altro che una mera, per quanto certamente più sbrigativa, accozzaglia eterogenea e incoerente.
Ci viene in aiuto, ancora una volta, Treccani. Ma in questo caso, per brevità ci limiteremo a citare il significato per estensione del termine “programma”: “il risultato più alto, o la somma dei risultati, che si aspira a raggiungere o ci si propone di ottenere”.
Una cosa che in politica potrebbe avere a che fare, per esempio, con il fatto di avere una visione, proporre un’ambizione o, semplicemente, sentirsi la responsabilità di esercitare un ruolo di formazione dei valori della comunità verso quella “presa di coscienza dell’identità concettuale di nazione e popolo” che vada un po’ oltre “gli stereotipi e gli aspetti più superficiali del gusto“.