La Metra di Ragusa ferma le macchine: da oggi cento lavoratori rimangono a casa

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Metra, domani si riprende a lavorare

Sono stati spenti ieri i macchinari della Metra. Lo storico stabilimento metalmeccanico presente a Ragusa dal 1975, prima con il nome di Almer, che per decenni ha rappresentato un vanto dell’industria iblea, sta vivendo forse il suo momento più difficile.

Da oggi i circa 100 lavoratori sono stati “invitati” a rimanere a casa fino a nuovo ordine. Assenza totale di ordinazioni è stata la motivazione ufficiale fornita dal colosso bresciano che da un paio d’anni vive continui periodi di alti e bassi.

Pur in un periodo oggettivamente difficile per tutti, appare però anomalo un azzeramento totale di commesse. Da dove è perché arriva la decisione dei vertici?

Ad aver quantomeno aggravato la situazione ci sarebbe una lotta sindacale interna con i lavoratori che reclamano il rispetto dell’accordo siglato non più tardi del 2013 che prevedeva una riduzione, con relativo spalmamento, dei benefit in busta paga a fronte della rinuncia totale alla quattordicesima. In cambio la ditta avrebbe utilizzato i soldi risparmiati per investimenti strutturali e di marketing per incrementare la produzione.

Un accordo che ha retto per poco più di un anno, fin quando la Metra, aprile 2015, decide unilateralmente di scioglierlo a causa del persistente stato di crisi, aggravato dall’aumento del costo delle billette di alluminio.

Una decisione che non va giù ad una fetta di lavoratori che fanno vertenza alla ditta, vincono ed ottengono il pagamento delle spettanze relative ai mesi di maggio e giugno 2015. Una cifra che si aggira sui 15 mila euro, pesanti come una piuma per una multinazionale, da dividere per 26 dipendenti, da ottenere pignorando parte dei crediti che la Metra vanta con i clienti. Clienti che non fanno certo i salti di gioia ad avere a che fare con l’ufficiale giudiziario e cominciano a centellinare le ordinazioni.

Cala ancora di più la produzione e si arriva allo spegnimento della catena produttiva di venerdì. Un’interpretazione questa che non va bene però agli avvocati Maggio e Cortese, rappresentanti rispettivamente di lavoratori e ditta. “Collegare lo stop della produzione ai pignoramenti è il colmo della ridicolaggine” dichiara l’avvocato Orazio Maggio, che assiste 19 lavoratori. “I grossi clienti interessati al pignoramento hanno dovuto solo prendere contatti con il sottoscritto per versare le quote ai lavoratori. Quote irrisorie, lo sottolineo, che mai e poi mai avrebbero potuto portare a queste conseguenze. Chi vuole puntare il dito contro i miei clienti, addossano loro colpe che non hanno, lo fa per uno scopo ben preciso. Anche perché i pignoramenti si riferiscono solo ai mesi di maggio e giugno, quindi ci sono ancora luglio e agosto”.

Per l’avvocato della Metra, Nino Cortese, “i pignoramenti hanno solo prodotto un grave danno d’immagine all’azienda ma non possono assolutamente aver determinato questa situazione. La ditta ha provato a risollevarsi e ci sta provando ancora. Lo stop è momentaneo, in attesa di riprendere i normali ritmi di produzione”. Intanto per lunedì è previsto un incontro tra i sindacati e i vertici aziendali per provare a far ripartire la vita della Metra.