“Lo scarabocchio” di Cinzia Nazzareno: una storia delicata sull’identità di genere

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Ritorna, attesissima, sulla scena editoriale la scrittrice siciliana Cinzia Nazzareno e lo fa con il romanzo “Lo Scarabocchio”, delicato e travolgente, in libreria dal 1° aprile.

Verrà presentato a Ragusa sabato 29 aprile, alle 17.30, presso il saloncino del Monastero delle Benedettine del SS. Sacramento, grazie alla sinergica organizzazione dell’Inner Wheel di Ragusa Centro, in collaborazione con la sezione di Niscemi, l’incontro si arricchirà delle relazioni delle docenti Simona Stimolo e Lucia Di Paola J. È tramite la loro voce che prenderà vita Olmo, il piccolo borgo siciliano degli anni ’70 in cui è ambientato la maggior parte del romanzo.

Dopo il sorprendente esordio ‘Il sole in fondo al cuore‘, accolto da lusinghieri giudizi di pubblico e di critica, questa volta la penna delicata e intimista della niscemese ha immaginato un viaggio all’interno di uno spaccato storico e sociale che ricrea un contesto cieco e bigotto, pervaso da infiniti pregiudizi nei confronti della “diversità”, che sopprime con il biasimo e la critica qualsiasi afflato di libertà.

Olmo è, infatti, un piccolo borgo siciliano degli anni ’70. È qui che vive la famiglia, apparentemente felice, di Filippo Aletta, un ex dongiovanni, adesso attorniato dalla stima sociale dei compaesani e da una ricchezza inestimabile. Soltanto il suo ultimogenito, lo strano e tormentato Gianni, detto “Genny”, gli desta alcune preoccupazioni.Ma il ragazzo vuol sentirsi libero e, al di là delle rigorose logiche familiari, manifesta la sua vera identità che lo vede donna intrappolato in un corpo di un giovane imberbe. Il padre, in preda a una crisi di nervi, lo caccia da casa e gli intima l’immediato trasferimento a Roma. È lì che, ingenuo, spera di incontrare il vero amore…

La data d’uscita del libro non è di certo stata scelta a caso, proprio perché rinvia al notorio “scherzo” d’aprile. Per molti, infatti, Genny è soltanto uno “scherzo” della natura, ma quella della Nazzareno, che affronta tutto con delicatezza senza mai calarsi in descrizioni perverse e pruriginose, funge da forte denuncia di quell’atmosfera culturale ancora brancatiana, ossessionata dal sesso e dalla virilità da affermare e manifestare a tutti i costi, e prosegue con colpi di scena che sbaragliano anche i protagonisti, fino a giungere a uno struggente finale mozzafiato.

Due, inoltre, le chiavi di lettura del romanzo, visto che l’autrice costruisce “Lo scarabocchio” con una particolare e straordinaria struttura a cornice, che apre, pervade e chiude il racconto e ne rivela il messaggio più profondo, non dimenticando mai l’impatto con l’attualità e invitando senz’altro a riflettere sull’infinita complessità del reale.

Ricco di suspense, forte e struggente in alcuni momenti narrativi, il romanzo è addolcito dallo scavo psicologico nell’animo di un giovane innocente,tant’è che Emanuela Ersilia Abbadessa, una delle più note scrittrici del panorama nazionale, tra le prime ad aver letto il libro in anteprima, ha voluto dedicare un endorsement non indifferente. “La Nazzareno – ha scritto per la quarta di copertina – racconta con delicatezza un’intera epopea familiare, attraverso la difficoltà di una protagonista in absentia, intima e lieve, che vuole affermare la propria identità sessuale in una Sicilia ancora impreparata al cambiamento”.

«La Nazzareno ci ha sorpreso ancora una volta – dichiara l’editore Bonfirraro –riconfermandosi grande affabulatrice di storie non facili da raccontare, vivificate dal suo animo delicato di scrittrice e dalla sua grande forza emotiva, caratteristiche che ci colpirono sin dal primo incontro».

Un lavoro non indifferente per l’autrice, che ha approfittato dei due anni di lontananza dalla scena letteraria per approfondire e rielaborare la propria scrittura, diventata più matura e ariosa, che si incanala sulla linea della riflessione della complessità dei rapporti umani tra consanguinei, già toccata nel precedente racconto. Originale anche la scelta neorealistica della lingua, che la fa annoverare anche tra gli epigoni del maestro Camilleri, in questa Sicilia così barocca che permette pure di inventare il linguaggio.