A Ragusa esperti a confronto sul complesso tema del randagismo. Soluzioni tra Nord e Sud

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Il tema caldo del randagismo che più volte ha suscitato polemica in città ha sollecitato una conferenza, “Il randagismo da Sud a Nord”, per individuare interventi che alla luce di nuovi studi vanno ripensati. La conferenza svoltasi al teatro Ideal di Ragusa ha rappresentato un angolo di riflessione diversa, battendo il tasto  su come  cambiare  prospettiva:dallo spostamento del problema alla gestione del territorio, ovvero anche come immaginare la nostra solidarietà verso i cani su un’unione realizzata in avversione ad un’oppressione.  A parlarne Michele Minunno, istruttore cinofilo ed esperto nella gestione sul territorio del randagismo che da anni osserva gruppi di cani liberi e ne studia le dinamiche  e Davide Majocchi, presidente dell’ associazione A.P.A.R, che gestisce 3 canili in Lombardia, attivista di resistenza animale.  La conferenza è stata seguita dalla proiezione del docu film “NoPet”.

Presenti gli organizzatori dell’associazione “Pensieri Bestiali” che gestisce il rifugio sanitario di Ragusa e il canile municipale di Vittoria, con  Luciana Licitra ed il presidente Michele Dagati. Quest’ultimo ha messo il dito sulla piaga canili affollati affermando che su una capienza a Vittoria di 150 cani se ne ritrovano 190 e a Ragusa su 60 posti disponibili se ne accolgono attualmente 90. “

Più ci muoviamo – ha detto Dagati – più cani catturiamo, più le amministrazioni pensano che questo problema si stia risolvendo. Ma non è così. I branchi che gironzolano nella città arrivano sempre.  Occorre un monitoraggio costante e creare una squadra in cui ognuno fa il proprio compito, cercando di reinventarci l’impossibile. L’obbiettivo di questa conferenza non è quello di voler portare a casa una risposta ma quanto meno una domanda.  Ed è stata un’occasione di incontro e dibattito su un tema, quello del randagismo, che è molto sentito sia a livello di amministrazione e associazione di volontariato che dei cittadini.  Una questione che scaturisce dal numero elevato di randagi sul territorio, centinaia in zone periferiche ma anche in città. Molti gruppi sono conosciuti e monitorati da volontari, in parte sterilizzati ed immessi nuovamente nel territorio. Il fenomeno, però, se in parte controllato e seguìto, è altresì in aumento. “Proprio per questo- ha detto Luciana Licitra – c’è da pensare a soluzioni nuove poiché le messe in campo non sono state sufficienti fino adesso”.

Davide Majocchi ha posto l’accento sul trasferimento dei cani dal sud ai canili del Nord. Uno dei modi con cui si cerca di fronteggiare il fenomeno ma che in effetti non sempre ottiene i risultati dovuti.   Per Majocchi è bene rivedere il proprio modo di aiutare, i propri riferimenti e i propri sentimenti non facendo diventare i cani degli oggetti di salvataggio ma una comunità con la propria cultura ed un proprio linguaggio e con un proprio posto da difendere o da ricavare nel tempo. Michele Minunno, che da anni studia la vita dei cani liberi sul territorio, ha fatto emergere una nuova prospettiva basata sul  linguaggio del cane, elemento utile per vedere con occhi  nuovi i gruppi di cani. La comunicazione dei cani,infatti, rappresenta un mondo incredibile che  ci fa vedere una nuova realtà, sempre ignorata, che considera i gruppi di cani come individui, con  specifiche esigenze e caratteristiche, con bisogni e personalità. Minunno ha spiegato che adottare un cane e tenerlo isolato in casa o dagli altri suoi simili in libertà non è la stessa cosa di farlo vivere con i suoi simili. “I cani- ha detto Minunno- hanno un modo loro di comunicare e lo fanno solo se si trovano in libertà e con la loro famiglia. Studiare questo fenomeno e considerare i cani degli individui è un approccio fondamentale per chi lavora sul territorio e interviene nei canili”. 

Il video di Majocchi e il dibattito con il pubblico in sala ha creato un altro momento di confronto sul fenomeno randagismo.