Refezione scolastica: il Comune ‘studia’ la revoca, Calabrese ‘impiatta’ la campagna elettorale

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Mensa, costerà meno
Immagine di repertorio
Nuovo incontro bollente e caotico a Palazzo dell’Aquila tra il sindaco Federico Piccitto e una rappresentanza dei genitori in protesta per il servizio di refezione scolastica. Ieri sera diverse le questioni venute fuori, nonostante le urla e le reiterate interruzioni. Gli aggiornamenti dagli uffici riguardano il procedimento di revoca del servizio che verrà avviato a partire da oggi, dopo le sanzioni già cominciate. Il momentaneo silenzio in una sala stracolma è stato interrotto alla frase: “Per capitolato questo procedimento prevede dieci giorni di tempo, la legge fissa questo come termine utile alle controdeduzioni dell’azienda”. Inviperiti, i genitori hanno replicato a gran voce di non avere nessuna intenzione di aspettare ancora. “Ci avevate chiesto 8 giorni per avviare le sanzioni – sbottano – adesso altri 10. È incredibile”.
Invano il sindaco, il dirigente del settore Francesco Lumiera e l’avvocato del Comune, Sergio Boncoraglio, hanno sottolineato la volontà di avviare un procedimento di revoca sostanzioso, non appellabile e quindi non passibile di un ricorso al Tar magari con ennesimo esito a favore della ditta aggiudicataria del servizio, come successe anni fa col Comune costretto a risarcire l’imprenditore per 200 mila euro. “A noi non importa – hanno replicato alcuni genitori – ne spendiamo tanti di soldi, almeno tuteliamo i nostri figli”. Ed ancora: “Ammettiamo che sia l’iter da seguire – ha dichiarato una mamma rivolgendosi al dirigente – farebbe mangiare suo figlio per altri dieci giorni servendosi di una ditta che ha sulla testa un procedimento di revoca? Allora prendetevi tutti i giorni che la legge impone, nel frattempo tutelate la salute di questi bambini, sospendete il servizio o permetteteci di portare il nostro cibo da casa”.
Il sindaco Piccitto ha cercato di fare chiarezza su alcuni punti. “Non posso sospendere un servizio in maniera improvvisa, con una ordinanza urgente e contingibile senza avere il parere dell’Asp o dei Nas. Questi documenti ad oggi non sono arrivati”. Ed ancora: “Non è del sindaco l’autorità che permette di introdurre panini o cibo esterno nelle scuole ma è di competenza dei dirigenti scolastici”. Infine: “Tutti i procedimenti amministrativi di risoluzione del contratto non competono alla parte politica, e quindi assessore o sindaco, bensì ai dirigenti che si stanno muovendo”. Risposte che i genitori hanno registrato ma chiaramente non digerito. In molti hanno denunciato durante l’incontro, anche attraverso fotografie esibite dagli smartphone, diversi problemi ai pasti serviti nella giornata. Pollo e pane crudo, ma non solo. “Al plesso Palazzello una mamma ha chiamato i Nas perché alla propria figlia, con intolleranze alimentari gravi, è stato somministrato un pasto non sigillato né etichettato. Cosa dobbiamo fare di più?”, chiedono i genitori stanchi. “Io ho una bimba celiaca – ha aggiunto un papà – rischia il coma se ingerisce cibo contaminato. Di questo quando ne terrete conto?”.
Dopo diverse richieste, Peppe Calabrese del Pd ha preso parola. “Il capitolato che avete prodotto prevede all’articolo 60, comma J, la possibilità di interrompere il contratto in maniera unilaterale. Perché non lo state facendo?”. La risposta dell’amministrazione è stata affidata al legale. “A mio modo di vedere quella norma è illegittima – ha dichiarato l’avvocato Boncoraglio – perché eccessivamente onerosa per il contraente, quindi un giudice sicuramente darebbe ragione alla ditta”.
Non convinti, i rappresentanti del Pd hanno ribadito: “Ci sono gravi inadempienze da un punto di vista qualitativo e nutrizionale – ha detto Mario D’Asta -per revocare il servizio subito”.
[Fonte La Sicilia]