“Non date cibo a quei cani randagi”. Ma c’è un preciso motivo

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Immagine di repertorio

Non si legge tutti i giorni di una ordinanza sindacale che impone “la sospensione momentanea della distribuzione e  somministrazione non controllata di cibo o mangime specifico per cani nella zona che insiste tra Contrada Tabuna e Contrada Mugno  e nelle zone confinanti”.

Il provvedimento si è reso necessario, è stato spiegato questa mattina in conferenza stampa dall’assessore con delega alla Tutela degli animali, Giovanni Iacono, per non vanificare il funzionamento del ”recinto-trappola” posizionato presso la zona artigianale di Ragusa con l’intento di catturare i randagi che da anni preoccupano i cittadini della zona. Quella la prima delle diverse “zone a rischio” individuate dall’amministrazione dopo un’attento monitoraggio del fenomeno randagismo che colpisce diversi quartieri della città. L’ordinanza sindacale dispone anche il divieto di manomissione del recinto, al fine di far uscire i randagi che invece una volta catturati “verranno portati presso il canile sanitario per la sterilizzazione. Il passaggio successivo sarà il trasferimento o la reimmissione controllata nel territorio, secondo le disposizioni di legge. Il nostro obiettivo – ha sottolineato Giovanni Iacono – non è ovviamente quello di maltrattare i cani, anzi”. Precisazioni utili anche perché negli anni precedenti, è stato dichiarato in conferenza stampa, si sono verificati episodi di “manomissione” delle “gabbie-trappole” posizionate per catturare i randagi.

Il piano messo a punto dal Comune, concertato in un tavolo tecnico con Asp e associazioni animaliste attive sul territorio, oltre alle azioni di repressione prevede anche diverse iniziative di sensibilizzazione per accrescere la responsabilità dei proprietari dei cani e della collettività. A dare maggiori dettagli sul fenomeno in generale è stato il responsabile Asp, Gaetano Gintoli. “In questi mesi sono state effettuate 404 operazioni di cattura da parte del Comune di Ragusa, il 50 percento delle quali cucciolate abbandonate. Per dare una idea del peso anche economico, ricordo che ogni cane catturato costa alla collettività all’incirca mille euro, senza contare le spese sanitarie. Crediamo sia molto importante quindi affiancare all’azione repressiva una sensibilizzazione culturale rivolta ai proprietari di cani che poi rappresentano l’anello iniziale dell’emergenza randagismo. Le microcippature sono in leggero aumento, il dato di novembre è 1053, purtroppo dobbiamo constatare che quasi il 40 percento è rappresentata dai randagi mentre soltanto il 60 percento dai cani di proprietà. In questo senso si può parlare di situazione drammatica”.