Alla riscoperta dell’Ottocento ibleo alla Biblioteca diocesana

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La storia della Ragusa dell’Ottocento, con la sua vita sociale, politica, economica e culturale riletta attraverso un manoscritto inedito del canonico Pasquale Ventura, custodito nella Biblioteca Diocesana, e le carte della beata Maria Schininà. Questi documenti di grande interesse storiografico saranno illustrati venerdì 14, alle 17, nel corso di un seminario sul tema “La storia dell’Ottocento ibleo: protagonisti, linguaggi e contesti del XIX secolo” che si terrà nei locali della Biblioteca diocesana “Monsignor Francesco Pennisi” (con ingresso dal Vescovado).

Dopo i saluti del vescovo, monsignor Carmelo Cuttitta, e del direttore della Biblioteca diocesana, don Giuseppe Di Corrado, interverranno il giornalista Saro Distefano capo delegazione del Fai di Ragusa, («Individui, cultura e società lungo un secolo»);la docente e saggista Laura Barone(«Devozione, spiritualità e pietà nelle carte di Maria Schininà»);la studiosa Sandra Guastella («Per una storia di Ragusa: il manoscritto Ventura tra ricerca filologica e ricostruzione storiografica»). Gli interventi saranno coordinati da Stefano Vaccaro.

Anche grazie a questo appuntamento la Biblioteca Diocesana si conferma uno spazio aperto dove, oltre a consultare libri, si possono creare occasioni di studio, di relazioni, di ricerca e di cultura. Uno spazio vivo che aiuta anche a dare un’anima al centro storico di San Giovanni.

«Obiettivo del convegno – afferma Stefano Vaccaro – è ricostruire, con i mezzi che l’odierna critica storico-letteraria offre, l’ambiente culturale della Città di Ragusa nel corso del medio e tardo Ottocento, approfondendo e problematizzando i contesti socio-culturali all’interno dei quali presero avvio iniziative di natura letteraria ancora oggi scarsamente indagate».

Il filo della storia della città si riavvolge sino al 1874 quando Maria Schininà, rimasta sola con la madre, sceglie di abbandonare il lusso e lo sfarzo a cui lei – esponente di una delle più titolate famiglie dell’aristocrazia ragusana – era abituata, per consacrare la sua vita agli ultimi. La decisione di dedicarsi ai più poveri infrange il muro che separa in maniera netta i ricchi dagli indigenti, i nobili dal popolo ed emerge in maniera pacata ma netta dalle carte della stessa beata. Circa quarant’anni prima un canonico, Pasquale Ventura, scriveva in un’elegante e affilata grafia ottocentesca la storia della sua Ragusa. A fare da orizzonte alle vicende personali accennate è il territorio ibleo la cui vita politica, sociale, economica e culturale pur non godendo della centralità di altri centri urbani, riesce ad incentivare un dinamismo autoctono i cui effetti si specchiano, anche, nella produzione letteraria, poetica, storiografica e pubblicistica.