I cannoli per onorare il dottor Pasquano. Chapeu per l’omaggio a Perracchio

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Il dottor Pasquano non c’è più. Ha seguito nell’eternità chi lo aveva portato in giro per tutto il mondo, con le battute che hanno segnato la storia della serie televisiva italiana più amata: «Il Commissario Montalbano».

Ieri sera l’omaggio al grande Marcello Perracchio nella puntata «Un diario del ’43», con il funerale del dottor Pasquano. Le lacrime di Catarella, il volto impietrito di Montalbano alla notizia, il funerale. E poi la scena dei cannoli: Montalbano ha voluto tutti nella sua stanza, per celebrare il dottor Pasquano nel modo più ‘dolce’ e appassionato: una guantiera di quei deliziosi cannoli che il medico legale amava mangiare. Anche se, come rivelò lo stesso Perracchio, glieli confezionavano senza zucchero, per i suoi acciacchi di salute. Per la prima volta in scena anche il regista Sironi: un bellissimo omaggio, ha portato lui i cannoli. Chapeau a Sironi, Zingaretti e a Camilleri per questo bellissimo gesto di affetto a Marcello.

Pasquano si era «rotto i cabbasisi» ed è andato lassù a godersi i suoi gustosissimi cannoli. Il medico legale che ha accompagnato la fiction per questi lunghi vent’anni è morto, così come l’attore che lo impersonava. Un anno e mezzo dopo l’addio del settantanovenne Marcello Perracchio, amatissimo e conosciuto ormai in tutto il mondo grazie a Montalbano, anche se la sua carriera era iniziata, e poi proseguita, a teatro. Non faceva mistero, Perracchio, del suo desiderio di recitare per un’ultima volta proprio per le nuove puntate. Ci sperò fino alla fine, lo immaginava come un ultimo omaggio al suo lavoro, un ennesimo bel ricordo delle sue doti di artista e di uomo. Dalla sua morte, nei nuovi episodi il medico legale è rimasto «sospeso», mai in scena.

Perché sostituire Perracchio sarebbe stato insensato, quel personaggio era il suo, era stato lui ad aggiungervi quel tocco che lo ha reso unico. Un nuovo Pasquano, dunque, era da escludere, come ha subito chiarito lo stesso regista. E allora? La scelta, in accordo con lo scrittore Andrea Camilleri, di salutarlo con onore, come si fa in un rito funebre. C’è già un nuovo medico legale, una donna, come si è visto nell’ultima puntata. Ma non ci sarà più un Pasquano. Nella puntata andata in onda ieri sera il funerale del burbero medico, che come l’attore che lo impersonava si commuoveva dinanzi all’ingiustizia e alla violenza. Luca Zingaretti, nel corso di una intervista televisiva in Rai, aveva rivelato qualche retroscena del loro ultimo incontro, prima del 28 luglio 2017, giorno in cui Perracchio è venuto a mancare. «Avevamo cercato di spostare il piano di lavorazione… Quando siamo andati a trovarlo gli abbiamo detto, guarda Marcello, noi dobbiamo girarle… E lui rispose: ma come, l’unica cosa che avrei voluto fare era mettere l’ultima volta in scena il personaggio… Purtroppo dopo una settimana invece…». Un affetto dimostrato poche ore dopo la notizia della scomparsa. «Addio mio dolce amico. Nessuno più mi manderà a….. come te! Sei stato un meraviglioso compagno di viaggio, un fenomenale interprete di un ruolo che hai fatto entrare nel cuore della gente e, last but not least, un grande e caro amico. Senza di te sarà tutta un’altra cosa! Riposa in pace», aveva twittato Zingaretti. Che ancora una volta, presentando le ultime due puntate, aveva ribadito: «Dopo venti anni siamo ancora qua e sempre più numerosi. Non amo le celebrazioni, ma voglio solo dire che le nostre 34 puntate sono sempre state costruite come veri e propri film, curando quindi ogni dettaglio. Un ricordo per Marcello Perracchio, che ha lasciato un grande vuoto in noi e in tutti gli spettatori. Sono contento sia stata accolta la nostra idea di celebrarlo in scena. Continuerà a vivere sulle pagine, noi partecipiamo al suo funerale. E lo celebriamo come merita, è stato uno dei momenti più commoventi che abbia mai girato».

Morto l’attore, scomparso il personaggio, Perracchio resta non come «mito», ma per i ragusani come persona cara, uno di «famiglia». Mai si risparmiò per dare il suo contributo nel mondo teatrale ragusano. Sempre a fianco di giovani attori e di compagnie teatrali che provano a far teatro in una città che non ha un vero teatro. Quello della scuola «Quasimodo», per volontà della giunta retta da Federico Piccitto, porta il suo nome, ma non è sufficiente: occorre un teatro, vero. E questo è rimasto un sogno, una speranza, per Marcello Perracchio, un «signore del teatro», come lo ha definito nei giorni della morte il Teatro Stabile di Catania, dove ha lavorato per tanti anni in innumerevoli produzioni.