Lavoro e futuro: una riflessione, alla parrocchia San Giuseppe Lavoratore di Modica

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“Tra le mani abbiamo una grande responsabilità, dare il nostro personale tocco a ciò che Dio ci ha donato”. Con queste parole padre Gianni Roccasalvo ha accolto lunedì, in contrada Zappulla a Modica, nella parrocchia dedicata a San Giuseppe Lavoratore, i partecipanti al momento di riflessione sul tema “Farsi prossimo e generare sviluppo: esperienze di lavoro buono a confronto”.

Un incontro di speranza per pensare positivamente al futuro, con testimonianze concrete collegate da un unico filo conduttore, l’idea di rinascita. E su questo invisibile filo sorretto dalla speranza, Roberta Abate e Walter Spadaro del progetto Policoro di Noto, che si occupa di orientare e formare giovani e adulti sulle possibilità di lavoro presenti nel territorio, hanno scelto quattro realtà che della rinascita hanno fatto il loro punto di forza.

“Cosa fosse davvero la speranza – racconta Ilaria Lamacchia della falegnameria solidare Rinart di Ragusa, in contrada Magnì – noi lo abbiamo appreso concretamente tre mesi dopo l’apertura della nostra falegnameria, quando in una notte, ci hanno rubato tutti gli attrezzi e i macchinari che servivano per la nostra attività. Ci siamo presi un giorno di pausa per comprendere se ne valesse la pena e 24 ore dopo eravamo già a lavoro per ricostruire tutto e soprattutto per dare speranza agli altri e a noi stessi. Oggi vi lavorano ragazzi provenienti dai corridoi umanitari, donne vittime di tratta, persone che devono scontare pene alternative. Lavorano il legno, facendo bellissime creazioni, utilizzando quasi prevalentemente materiale riciclato”.

E se si parla di speranza certamente la testimonianza di Anna Azzaro è stata molto intensa: “Assicuratevi che la vostra passione sia forte e che parli di vita” ha esordito infatti. Dopo un incidente che l’ha costretta sulla sedia a rotelle, lei ha trovato non solo la forza di rinascere, ma di vedere in quell’incidente un modo per dare una svolta alla sua vita. Così, insieme a uno dei suoi fratelli, ha avviato 12 anni fa il ristorante Antica Macina a Rosolini, che è diventato il luogo simbolo della sua rinascita e soprattutto un posto dove tanti giovani hanno trovato, con il lavoro, fiducia nella loro vita e nel futuro.

La speranza e la rinascita non sono possibili però senza autonomia, che è uno dei fattori principali su cui fonda le sue radici La Casa di Tobia a Noto, una struttura che accoglie persone con ritardo cognitivo medio grave.

“Questi ragazzi – raccontano Ada Mazzonello e Paolo Amatore – vivono insieme dal lunedì al giovedì, prendendosi cura di loro stessi e della casa, con semplici mansioni che però li rendono indipendenti. Realizzano anche degli oggetti artigianali che poi vengono venduti a La porta di Elia. Un progetto collaterale al primo e ugualmente importante perché lì diamo modo ai ragazzi di confrontarsi con la città e agli abitanti di Noto di entrare all’interno del loro mondo”.

Infine rinascita è ciò che Casa don Puglisi si è impegnata a donare alle donne vittime di tratta che ospita insieme ai loro bambini.

“Rinascere significa dignità – esordisce Stefania Zaccaria, una delle responsabili – cosi nel 2005 abbiamo avviato il laboratorio dolciario, per dare a queste donne la possibilità di lavorare ognuna in base alle proprie caratteristiche e attitudini. E sempre con questo intento nel 2012 è nata la focacceria. E se si parla di rinascita bisogna menzionare il cantiere educativo Crisci Ranni che ha dato nuove prospettive ai bambini di Modica”.

E a concludere l’incontro le parole di Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto e del vicario generale della diocesi di Noto, monsignor Angelo Giurdanella, che hanno ribadito il concetto di lavoro buono, quello che stimola l’inclusione sociale e che mette al centro le persone e non solo i guadagni.

“In queste opere – ha concluso il vicario – troviamo il cuore del Padre che genera vita attraverso di noi”.