Lui ragusano, lei di Lodi, matrimonio ‘a porte chiuse’ a Palazzo dell’Aquila

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In un susseguirsi di comunicazioni opprimenti, con una sfilza di divieti da rispettare rigorosamente (ed è bene che sia così!), c’è anche lo spazio per una bella notizia. È quella raccontata dal giornalista Michele Farinaccio sul quotidiano La Sicilia in edicola oggi.

“E alla fine il matrimonio s’ha da fare. Domenico e Silvia ai tempi del coronavirus, come Renzo e Lucia ai tempi della peste, ieri mattina hanno pronunciato il fatidico “sì” in un’aula consiliare blindatissima di palazzo dell’Aquila, con solo i testimoni e il funzionario comunale a presenziare all’evento” – racconta il collega.

Lei lodigiana, ma da tempo vive nel capoluogo ibleo, lui ragusano: dovevano sposarsi inizialmente il 21 marzo, in Municipio. Qualche giorno fa la telefonata dagli uffici comunali: il 21 marzo saranno sanificati i locali di corso Italia, occorre anticipare.

“Niente paura: ci si sposa ancora prima. Gli abiti d’altra parte sono pronti e i testimoni sono stati cooptati. E così, sulle originalissime (per l’evento) ma indimenticabili (per gli appassionati di musica) note di “Smoke on the water” dei Deep Purple, ieri mattina la coppia fa il suo ingresso trionfale nell’aula consiliare del Comune di Ragusa, dove nemmeno il fotografo è ammesso e dove sono presenti soltanto la funzionaria comunale e i due testimoni”, si legge nell’articolo su La Sicilia.

Nessun parente, né della sposa (rimasti bloccati al Nord), né dello sposo: l’ordinanza del governo è chiara.

Niente baci, niente strette di mani, ma il lancio del riso sì, in un corso Italia semideserto. Quell’augurio di un futuro ricco di speranze e di belle novità che facciamo agli sposi è lo stesso augurio che rivolgiamo a tutti noi!!