“Fase 2: come ripartire?”. I sei punti del sindaco di Ragusa Peppe Cassì

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“Siamo onesti: non basta proclamare la “fase 2” per rialzare le saracinesche dopo settimane di chiusura e ripartire come se nulla fosse. La ripartenza potrà avvenire solo a seguito di azioni concordate e strutturali, e sulla base di protocolli che tardano ad arrivare. Per questo il Comune di Ragusa ha scelto di attendere che il Governo e la Regione definiscano il quadro complessivo delle procedure sanitarie e degli interventi a supporto delle imprese in crisi, prima di intervenire in maniera concreta e mirata con propri fondi, così da evitare confusione ed inutili sovrapposizioni. Questo “attendismo” non può però definirsi “passivo”: proprio in questi momenti la crisi, direi la disperazione, di molti titolari di aziende turistiche, di ristorazione, di somministrazione (per citarne alcuni), può indurre ad assumere iniziative frettolose e inappropriate. Dobbiamo correre, ma non correre a vuoto. Vediamo di cosa le aziende, e in parte anche il mondo non trascurabile della cultura e dello sport, hanno bisogno in 6 punti e cosa il Comune può fare. Sono convinto che anche la comprensione di certi meccanismi possa aiutarci a uscire dalla crisi prima e meglio.
Nei prossimi giorni faremo un punto anche sull’utilizzo delle royalties.

1) Liquidità.
Non compete certo ai Comuni fornire liquidità alle imprese, non avendo peraltro le risorse sufficienti: un contributo comunale a pioggia si risolverebbe in pochi inutili spiccioli per ciascuno. L’auspicio è che tra gli interventi annunciati non ci sia solo ulteriore debito, da rimborsare magari a condizioni agevolate, ma anche contributi a fondo perduto per i comparti maggiormente in crisi, per i quali la riapertura delle attività non significa certo un ritorno alla normalità. Non nei prossimi mesi, almeno.
E in effetti, nella bozza che circola del decreto governativo di ormai imminente emanazione, si accenna anche ad un contributo a fondo perduto fino a 62mila euro per le aziende con fatturato fino a 5 milioni, a condizione che il fatturato si sia ridotto di almeno 1/3.

2) Riduzione dei tributi.
Compete solo in parte ai Comuni, che possono intervenire su quelli locali (rifiuti, idrico, occupazione suolo pubblico, in parte IMU-TASI).
Bisogna però pensare al Comune proprio come ad un’azienda le cui uniche entrate, e cioè i tributi, vengono destinate alle uscite tipiche, e cioè ai servizi pubblici essenziali, come scuolabus, raccolta dei rifiuti o refezione scolastica, per citarne solo alcuni. Il mancato introito dei tributi locali impedisce ai Comuni di erogare i servizi: è una regola semplice ed ineluttabile e le conseguenze per la collettività sarebbero disastrose. Per questo nei provvedimenti di Stato e Regione sono previsti fondi perequativi, proprio per rimborsare i Comuni di queste mancate entrate.
Il Comune di Ragusa, che rifugge da interventi spot buoni magari ad acquisire qualche effimero consenso, si è allineato all’indicazione dell’ANCI (Associazione Nazionale comuni Italiani) di sospendere il pagamento dei tributi locali e di posticiparne le scadenze, proprio in attesa di conoscere la misura di questi fondi perequativi e disporre le conseguenti riduzioni.
Il messaggio è chiaro: chi può e chi non ha subito effetti negativi dalla crisi, paghi, per consentire all’Ente di garantire servizi essenziali; chi ha subito la sospensione della attività o comunque ha patito gli effetti della crisi, non senta l’incombenza del tributo.

3) Pagamento dei canoni di affitto.
In molti, proprietari ed affittuari, hanno già intrapreso la strada della rinegoziazione dei termini economici dei contratti, limitatamente al periodo di sospensione delle attività ed eventualmente per i mesi necessari per un ritorno alla normalità, rinegoziazione che si basa su solide fondamenta giuridiche. Una via ragionevole per ripartire equamente il peso della crisi. Chi fino a ieri lavorava e riusciva ad onorare i propri debiti non ha colpe in quanto è accaduto, come non ne ha il proprietario, che magari ha nel canone di locazione la propria unica fonte di reddito.
Come per i tributi, sono attesi interventi statali e regionali a rimborso anche parziale degli affitti, in aggiunta al credito di imposta del 60% per il mese di marzo già contenuto nel decreto “cura Italia”. Nella bozza del nuovo decreto si conferma un credito di imposta per i mesi di aprile, maggio e giugno fino al 60% dell’affitto per le imprese con ricavi non superiori a 5 milioni, che abbiano subito una riduzione del fatturato ad aprile di almeno il 50%.

4) Protocollo sanitario.
Non compete ai Comuni fornire indicazioni sulle misure da adottare all’interno e all’esterno dei locali, per garantire l’igiene e il distanziamento interpersonale. Il Governo, che si avvale della collaborazione di un comitato tecnico-scientifico, si è impegnato affinché il protocollo sanitario sia fornito prima delle prossime riaperture. Certo che se si andrà oltre i primi giorni della settimana, la riapertura che ormai sembra scontata al 18 maggio diventerà per molti improbabile.

5) Realizzazione degli interventi necessari, sulla base dei protocolli suddetti, per consentire la riapertura in sicurezza.
Su questo punto il Comune di Ragusa intende fare la propria parte, anche se in merito arriveranno certamente anche contributi statali e regionali.
Gli incontri e i confronti di questi giorni con esercenti e associazioni rappresentative delle categorie più in crisi servono anche per individuare le soluzioni più appropriate.
Al momento abbiamo già stanziato un fondo da 230.000€ con delibera di Giunta delle scorse settimane, che sarà rimpinguato nei prossimi giorni, quando il quadro generale sarà più completo.

6) Dehors e spazi esterni.
Ovunque nel mondo ci sarà un proliferare di aree attrezzate per la somministrazione e la ristorazione all’esterno ed in prossimità dei locali, che almeno temporaneamente andranno ad occupare spazi solitamente adibiti al passaggio. Qualche disagio per i pedoni, o in alcuni casi anche per la circolazione, qualora si arrivasse a chiudere delle strade, ma un po’ di indispensabile ossigeno per chi è alle prese con drastiche limitazioni dei coperti. Da settimane il Comune è al lavoro per prevedere l’ampliamento dei cosiddetti dehors, dando così adeguata risposta a un’esigenza manifestata a tutti i livelli ed in ogni località. Oltretutto, la legge di stabilità finanziaria recentemente approvata dalla regione Sicilia contempla espressamente la possibilità per i Comuni di concedere gratuitamente fino al 50% in più di suolo pubblico, ovviamente ove ciò sarà possibile.
E a detta del ministro Franceschini, “si approverà una norma temporanea per questa estate che esenterà dal pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico e dai permessi delle soprintendenze”.

Ci attende una sfida nuova e imprevista, da affrontare con IDEE CHIARE.
Una sfida che riguarda tutti indistintamente. Questa Amministrazione sarà a fianco dei suoi imprenditori, dei suoi negozianti, dei suoi ristoratori, dei suoi professionisti: doveroso essere vicini a chi con il suo lavoro regge la struttura economica della nostra città. Non potrebbe essere altrimenti.
La nostra storia ci insegna che Ragusa ce l’ha sempre fatta, senza particolari forme di assistenzialismo, ma avanzando proposte concrete: ne sarò portavoce a tutti i tavoli e a tutti i livelli; a cominciare dalla richiesta di avere protocolli sanitari certi e chiari. Chi lavora deve sapere come farlo in sicurezza, senza sentire sul proprio capo ulteriori assilli”.