“Oltre 1500 metri cubi di greggio nel Moncillè”. La Provincia segnala tutto alla Procura

731
Moncillè, inquinamento

“Oltre 1500 metri cubi di greggio frammisto ad acqua al 25-30%” finiti nel torrente Moncillè, affluente dell’Irminio. E lo sversamento non pare fermarsi. Un dato inquietante che viene fuori da una relazione che la Provincia regionale di Ragusa, nello specifico il dirigente del settore Ambiente e Geologia, Salvino Buonmestieri, ha già trasmesso alla Procura, le cui determinazione in tal senso non sono ancora note.

La questione riguarda la “potenziale contaminazione relativa al sito ‘Area pozzo Ragusa 16’ localizzata nel comune di Ragusa nei pressi del torrente Moncillè che ha interessato le matrici ambientali: suolo e sottosuolo, acque superficiali e sedimenti”.

Era stata l’Enimed, come prevede la legge, a segnalare, nell’aprile del 2019, l’accaduto alle autorità competenti. “Considerata la pericolosità della situazione determinatasi, si sono inizialmente svolte cinque riunioni presso la Prefettura di Ragusa in data 15 maggio 2019, 14 giugno 2019, 11 luglio 2019, 5 agosto 2019 e 18 settembre 2019 tra la Società EniMed e gli Enti di controllo coinvolti al fine di procedere ad un approfondimento e ad un esame congiunto della problematica in oggetto”, si legge nella relazione della Provincia.

“Da tali incontri è emerso che l’evento inquinante è caratterizzato da una fuoriuscita di greggio misto ad acqua che ha contaminato un tratto del torrente Moncillè e che la Società EniMed ha contenuto attraverso sbarramenti sifonati lungo l’alveo del torrente, la stesura di panne assorbenti e il recupero, per mezzo di speciali apparecchiature (skimmer) della sostanza contaminante, tutto ciò allo scopo di proteggere tutta la zona immediatamente a valle dell’area contaminata. Sono state effettuate delle analisi delle acque con cadenza periodica allo scopo di monitorare il fenomeno in atto riportate in appositi report mensili. La Società ha inoltre dichiarato che, da analisi e studi effettuati, il greggio che si sta sversando sul torrente risulta avere un’età di almeno 25 anni”.

E ancora: “Le operazioni di MISE (messa in sicurezza d’emergenza – ndr) sullo sversamento dove ha luogo la contaminazione, sono tuttora in corso, il punto dove fuoriesce la maggior quantità di greggio risulta localizzato sul versante destro del torrente Moncillè in prossimità dell’alveo a poche decine di metri dall’area pozzo Ragusa 16. Allo stato attuale la quantità di greggio fuoriuscito è ben oltre superiore ai 1500 metri cubi di greggio frammisto ad acqua al 25-30%”.

Allo stato attuale, lo sversamento non ha interessato l’asta fluviale del fiume Irminio in quanto tutte le operazioni di Mise si sono svolte lungo un tratto dell’asta fluviale del torrente Moncillè in un’area sottoposta a tutela paesaggistica. L’attenta relazione della Provincia è lunga cinque pagine, con una lunga serie di annotazioni tecniche. Si spiega che circa le cause di questa fuoriuscita di greggio la Società ha commissionato tre studi.

La Provincia non appare concorde con la tesi sulle cause dello sversamento: non sarebbe addebitabile – secondo viale del Fante – a una “risalita naturale”. Secondo uno studio commissionato da Enimed all’Università di Catania, la fuoriuscita sarebbe dovuta ad attività sismica. “Tali scosse determinerebbero di fatto il ‘motore’ per cui l’idrocarburo sfuggito dal giacimento fratturato abbia iniziato a migrare nel tempo verso la superficie per steps successivi”, si legge nella relazione della Provincia, che però ribatte: “La ricerca ha verificato che, sulla base delle distanze ipocentrali dei terremoti avvenuti negli ultimi quattro anni, nella zona dove si sta verificando lo sversamento non risulta spazialmente alcun ipocentro di terremoto per un raggio di almeno 12 km. Alla luce di quanto detto, per l’arco temporale considerato, si dovrà convenire che l’attività sismica nella zona dove sta avvenendo lo sversamento è stata estremamente limitata. In buona sostanza, il “motore” che avrebbe fornito la spinta necessaria a questi idrocarburi per migrare verso la superficie, risulta notevolmente sottodimensionato. Nel complesso, secondo questo Ente, si esprimono perplessità circa l’ipotesi formulata da Enimed riguardo una risalita naturale di idrocarburi. Si ritiene che tale ipotesi sia poco organica e le motivazioni a supporto (attività sismica etc.) non giustificano e chiariscono lo sversamento che sta avvenendo”.

La Provincia, infine, dichiara: “Si comprende comunque il notevole impegno che la Società ha messo in atto per fornire un quadro conoscitivo dell’area e cercare di spiegare l’origine naturale di tale contaminazione. Tuttavia, analoga determinazione non viene mostrata dalla Società per verificare se tale fenomeno abbia cause non naturali, considerato che tale contaminazione risulta localizzata a ridosso del pozzo “Ragusa 16” e tutta l’area circostante risulta interessata da altri pozzi… e relative opere accessorie dedicate”.