Il Pil cresce del 15,8% in provincia di Ragusa. Ma preoccupa il futuro

266

Il prodotto interno lordo della provincia di Ragusa ha registrato una crescita del 15,8% nel terzo trimestre 2020 rispetto ai tre mesi precedenti. Lo comunica Confcommercio provinciale Ragusa facendo riferimento ai dati Istat sottolineando comunque che, a causa delle flessioni dei precedenti due trimestri dell’anno, nel confronto con il terzo trimestre del 2019 la variazione resta invece negativa: -5,7%. Il netto recupero del terzo trimestre, sottolinea ancora Confcommercio provinciale Ragusa, riporta il volume del Pil ai livelli registrati nella prima metà del 2015. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -8,2%. “La variazione congiunturale – spiega il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – è la sintesi di un aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, sia in quello dei servizi. Il terzo trimestre del 2020 ha avuto quattro giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata in più rispetto al terzo trimestre del 2019”. “L’estate – aggiunge Manenti – è andata meglio delle attese e la tenacia degli imprenditori iblei e la voglia di resistere alla pandemia da parte delle famiglie del nostro territorio hanno favorito un balzo del Pil superiore alle nostre previsioni e in linea con le altre principali economie italiane. A questo punto, i problemi riguardano la fine dell’anno e il profilo di crescita del 2021, visto che nelle prime due settimane di ottobre, a prescindere quindi dai nuovi provvedimenti restrittivi, gli indicatori mostrano già un profilo flettente che tradisce la bassa crescita strutturale del territorio, dopo le eccezionali oscillazioni registrate nel secondo e nel terzo trimestre dell’anno”. Guardando infine al prossimo anno, Confcommercio provinciale Ragusa conclude sottolineando che “con l’attuale profilo di Pil e consumi, l’entrata nel 2021 appare problematica, perché il 2020 porterebbe in dote un trascinamento limitato a meno di un punto percentuale, con alcuni settori dei servizi di mercato, in particolare la filiera del turismo, ancora in gravissimo affanno”.