Parole d’integrazione, concluso il progetto che ha coinvolto oltre 400 migranti

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Il progetto Fami “Parole chiave: strumenti di integrazione”, attivo da maggio 2019, chiude la propria attività. Finanziato dal Fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami) 2014-2020 (obiettivo Specifico 2. Integrazione/Migrazione legale, Obiettivo nazionale 2 – Integrazione – lett. h Formazione civico linguistica – Servizi sperimentali di formazione linguistica 2018-2021), il progetto ha visto come ente capofila IntegrOrienta cooperativa sociale Onlus di Ragusa, da anni attiva nell’ambito dell’inclusione sociale, della tutela legale e socio-psico-educativa di soggetti vulnerabili, dell’orientamento e della formazione, rivolta anche a cittadini stranieri. Partners del progetto, impegnati in prima linea insieme a IntegrOrienta per la realizzazione delle attività progettuali sono stati: l’Università degli Studi di Messina, il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (Cpia) di Ragusa, il Centro studi ricerche sociali Giuseppina Arnao di Palermo, la fondazione San Giovanni Battista di Ragusa, la federazione delle Chiese evangeliche in Italia con la casa delle Culture “Mediterranean Hope” di Scicli, la Fo.Co. società cooperativa sociale onlus di Chiaramonte Gulfi e l’Asd Polisportiva Smart 3E di Ragusa.

Il progetto è stato anche supportato dal Comune di Ragusa, dal Comune di Ispica, dal Comune di Scicli, dall’Ufficio scolastico regionale – Ufficio IX Ambito Territoriale per la Provincia di Ragusa, dalla sede provinciale patronato Enasc – Associazione territoriale Unsic di Ragusa, dall’associazione di immigrati “Progettiamo Insieme” di Santa Croce Camerina, dall’associazione onlus “Officina della Pace” di Ragusa.

“Il progetto – chiariscono da IntegrOrienta – si è posto come obiettivo generale il supporto alla formazione civico linguistica e l’inclusione socio-lavorativa dei cittadini di Paesi terzi regolarmente soggiornanti nel territorio, nella consapevolezza che la conoscenza della lingua rappresenta uno strumento chiave per l’inserimento sociale. Il progetto ha visto il coinvolgimento di 432 cittadini di Paesi terzi, di diverse nazionalità. Tra quelle più rappresentative le nazionalità tunisina, albanese, bengalese, nigeriana, gambiana. Questi cittadini hanno partecipato attivamente alle attività progettuali, frequentando le attività didattiche proposte”.

I percorsi di formazione linguistica hanno avuto corrispondenza ai livelli del Qcer A0, A1, A2 e B1 e hanno previsto moduli tecnici specifici di addestramento al superamento del test previsto dal vigente accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato. Oltre 200 cittadini di Paesi terzi hanno conseguito le certificazioni linguistiche in Italiano A1/A2/B1. Il progetto ha erogato anche: seminari di orientamento civico-sociale; laboratori creativi di cooperative learning, con l’ausilio della musicoterapia e del teatro, che hanno visti coinvolti oltre 50 Msna; l’attivazione di una piattaforma per l’apprendimento a distanza, finalizzata a consentire pari opportunità di accesso alla formazione linguistica ai cittadini di Paesi terzi. La fase finale del progetto ha visto la realizzazione del laboratorio creativo-sperimentale di flipped-classroom in cui i cittadini di Paesi terzi sono diventati testimonial e protagonisti, raccontando alla collettività l’esperienza nel progetto. La partecipazione alle attività da parte dei cittadini di Paesi terzi è stata supportata dall’attivazione di servizi trasversali quali baby-sitting, mediazione linguistica, tutoraggio didattico e dal piano di comunicazione previsto dal progetto, finalizzato alla divulgazione delle attività.

Il progetto si è configurato come una sperimentazione biennale centrata sulla didattica attiva dove gli spazi educativi hanno rappresentato luoghi per favorire processi collaborativi, ridurre la marginalità e tessere relazioni sociali, attraverso un percorso di progettazione assistita, tutoraggio e monitoraggio. Importante prodotto di questa vera sperimentazione è stata la pubblicazione scientifica Prospettive di didattica digitale dell’italiano L2 a migranti sviluppata dall’Università di Messina. La Ricerca Azione ha affrontato un tema complesso come quello della didattica digitale rivolta a migranti, in un periodo contrassegnato dall’emergenza sanitaria da Covid-19, che ha portato alla ribalta la didattica a distanza e l’esigenza di stimolare nuovi processi di apprendimento, mettendo al centro lo studente migrante adulto e minore, anche appartenente a target vulnerabili, per sostenere il suo percorso di formazione e crescita personale. L’Università di Messina ha, inoltre, realizzato in seno al progetto percorsi di aggiornamento rivolti a docenti di italiano L2 e formatori del terzo settore sul tema della didattica dell’Italiano L2, coinvolgendo e formando oltre 100 operatori e docenti. Un progetto complesso e ricco di attività, realizzate nell’arco di 28 mesi, con un budget complessivo di € 397.820,08, di cui € 20.000,00 costituite dal cofinanziamento apportato dalla cooperativa IntegrOrienta, ente capofila di Parole chiave, e ulteriori € 20.000,00 dal confinanziamento apportato dall’Università di Messina, che ha sostenuto fortemente il progetto.

Il prorettore vicario prof. Giovanni Moschella spiega: “A conclusione del progetto desidero condividere la massima soddisfazione che esprimo per conto mio personale e dell’Ateneo di Messina. Ci aspettavamo di certo un impatto favorevole data l’importanza di agire per il rafforzamento delle competenze linguistiche delle persone con background migratorio ed il progetto è andato anche oltre le aspettative. Le iniziative svolte dall’Università di Messina, attraverso il proprio Centro per la Migrazione, l’integrazione sociale e la comunicazione interculturale (Cemi) hanno consentito di mettere a sistema una metodologia innovativa di insegnamento della lingua italiana per stranieri, già testata favorevolmente attraverso la formazione erogata grazie al progetto stesso. Questi risultati premiano il lavoro svolto da un partenariato responsabile e pienamente collaborativo e siamo certi che perdureranno ben oltre la contingenza del finanziamento ricevuto”.

L’intervento finanziato dal Fami “Parole chiave: strumenti di integrazione”, ha offerto a molti cittadini di Paesi terzi occasioni di apprendimento e di rafforzamento delle competenze civico linguistiche, sperimentando modalità alternative e innovative anche in un periodo difficile contrassegnato dalla crisi pandemica. Il progetto ha rappresentato una esperienza positiva di rafforzamento della rete dei soggetti pubblici e privati che si occupano di formazione linguistica e di inclusione sociale in generale, lasciando output importanti e rendendo le comunità di migranti vere protagoniste del processo di inclusione, a partire dalla lingua, chiave di accesso alla nuova vita civile.