Ristoratori in ginocchio. Confimprese chiede un confronto con il Comune

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Immagine di repertorio tratta dal web

Aperti ma chiusi. Un paradosso, con le aperture “forzate”, che ha messo in ginocchio il settore della ristorazione. Smart working, contatti stretti, restrizioni, paura e il numero elevatissimo di contagi.  Sono questi i fattori che stanno mettendo in ginocchio il settore della ristorazione già abbastanza indebolito da due anni di pandemia. L’introduzione del super green pass e la paura sono i due fattori che stanno determinando un periodo difficile per bar e ristoranti. “Siamo dinanzi ad una situazione drammatica – dice il presidente provinciale di Confimprese Iblea, Pippo Occhipinti – con un settore che rischia il tracollo definitivo. Ci vogliono, in questa particolare situazione, scelte drastiche ma coraggiose. È reale pensare che stiamo facendo il 70% in meno di incassi con costi sempre più alti. Non possiamo lasciare le imprese al loro destino. A causa della pandemia, in Italia, hanno chiuso ben 45 mila imprese del settore. Adesso bisogna agire e bisogna farlo subito. L’invito lo rivolgiamo a tutte le amministrazioni comunali della provincia a sostenere le imprese”. Istituire, da subito, un tavolo di confronto con il Comune di Ragusa per affrontare al meglio il periodo emergenziale. Questa la richiesta di Confimprese al sindaco Peppe Cassì e all’assessore allo Sviluppo economico, Giovanna Licitra. “Il comune – precisa il presidente territoriale Peppe  Occhipinti – per le iniziative di propria competenza può fare tanto. Ci aspettiamo un tavolo di confronto con le forze sociali e produttive della nostra città. Sul tavolo la proroga della Tosap per tutto il 2022 e la riduzione della Tari in proporzione al fatturato relativo al periodo emergenziale. Chiederemo al sindaco un tavolo di confronto aperto alla città. L’amministrazione comunale rappresenta un interlocutore fondamentale per aiutarci a capire le dimensioni di questa crisi  e per individuare le azioni più urgenti da compiere. Siamo di fronte ad una emergenza socio economica di dimensioni gravissime – conclude il presidente di Confimprese – che richiede da un lato interventi urgenti non ingabbiati da lungaggini e lentezze burocratiche e dall’altro progetti di medio-lungo periodo”.