797 milioni dallo Stato per rivoluzionare la sanità pubblica in Sicilia. Adesso c’è anche la bozza del piano, prevista da Razza, che rivoluziona la logica che ha guidato la localizzazione degli ospedali negli ultimi venti anni, quelli dei tagli e dell’accentramento dei poli nelle grandi città abbandonando le piccole strutture dei paesi.
Le case di comunità sono strutture un po’ più grandi di una guardia medica e fornite di reparti di base: dotate di 10 o 15 ambulatori, un punto prelievo, spazi per l’attività diagnostica (radiologia, elettrocardiografia, spirometria, ultrasuoni), sale d’accoglienza e d’aspetto. Il tutto in strutture da 800 metri quadrati in cui opereranno da 30 a 35 medici di medicina generale almeno 8 infermieri e altrettanti tecnici e amministrativi. La bozza prevede di realizzarne 146, di cui 9 nel Ragusano.
Poi nasceranno gli ospedali di continuità, più grandi e dotati di reparti. Ognuno di questi nuovi mini-ospedali costerà un massimo di 2,6 milioni e dovrà prevedere 20 posti letto in camere da 2 pazienti con un bagno. Sostanzialmente saranno qualcosa in più di un pronto soccorso che svolgerà la sua attività in bacini da 50 mila abitanti. Vi si potranno effettuare primi interventi (definiti non complessi o a bassa intensità) e ricoveri. Ci sarà anche uno spazio per la riabilitazione. Vi lavoreranno almeno 9 infermieri, un tecnico e un amministrativo, 6 operatori socio sanitari, 1 medico per sette giorni su sette. Il piano di Razza per ora prevede 39 ospedali di comunità: 3 ciascuno nelle province Ragusa, Siracusa e Trapani, 3 nell’Agrigentino, 2 nel Nisseno, 9 nel Catanese, 1 nell’Ennese, 5 nel Messinese, 10 nel Palermitano.