Centro Servizi Culturali, cronaca di una morte annunciata. La nota di FdI

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Era apparso due giorni fa sul profilo Facebook di Pasquale Spadola, presidente del Centro Servizi Culturali di Ragusa, un post carico di amarezza nel quale, rivolgendosi idealmente a Emanuele Schembari, annunciava la ‘morte’ del Centro e la fine di un’esperienza che per circa trent’anni ha animato la vita culturale della città, e additava le responsabilità dell’Amministrazione Cassì che in questi cinque anni ha praticamente azzerato i fondi destinati al CSC.

Lo riportiamo integralmente:

Carissimo Emanuele, anche se sono trascorsi soltanto sei anni, la tua assenza si è fatta, oggi, assolutamente non più sostenibile. Sono rimasto solo a tentare di difendere dagli attacchi di tutta la collettività quel Centro Servizi Culturali al quale hai dedicato tutta la tua esistenza. Mi dispiace Emanuele ma non ci sono riuscito. Ho alzato bandiera bianca! Con tanta amarezza e con immenso rammarico, sono costretto, oggi, a prendere atto che il nostro Centro è morto. Una Amministrazione che non ha capito, direi piuttosto che non ha voluto capire, l’effervescenza delle istanze culturali di una collettività che tanto ha dimostrato di produrre durante la vita del Centro, ha vinto la sua battaglia contro la cultura ragusana. Nessuno ha alzato un dito! Ora anch’io, stanco Don Chisciotte contro mulini a vento, anch’io butto la spugna, ma sempre con la testa alta chiusa ad ogni compromesso.
Grazie Emanuele, Ragusa non ti merita!

 

Oggi in merito all’argomento giunge una nota di Umberto Calvanese, vicecoordinatore di FdI Ragusa, nella quale si chiede un chiarimento urgente sulla sorte del Centro di via Diaz e sulle politiche culturali intraprese dal Comune.

“Apprendiamo con amarezza”, dichiara Calvanese, “che l’amministrazione avrebbe abbandonato a se stessa una struttura che ha 30 anni di vita e che raccoglie più di 50 associazioni culturali ragusane, negli anni sempre più depotenziata e ridotta, di fatto, all’impossibilità di potere operare efficacemente; il tutto mentre, dall’altra parte, si sono investiti ingenti fondi nella creazione del Centro Commerciale Culturale, creato peraltro in locali che non sono di proprietà del Comune e per il mantenimento dei quali l’Ente sostiene ulteriori spese. Piuttosto che puntare, quindi, su una realtà già avviata e consolidata nell’ambiente culturale ragusano, il Comune ha preferito investire altrove energie e risorse fino al punto che di recente, a quanto pare, avrebbe negato al Centro Servizi Culturali persino il finanziamento necessario per lo svolgimento delle sue attività, condannandolo così a morte, per usare le parole del suo Presidente.”


“Anche in questo caso,” prosegue, “vien da chiedersi quale sia la strategia generale che il Comune sta perseguendo e il perché di certe scelte che, agli occhi di molti cittadini e addetti ai lavori, appaiono incomprensibili. L’Amministrazione, a nostro modo di vedere, dovrebbe ripensare e rilanciare i poli della cultura partendo dall’esistente ed evitando che un patrimonio di esperienze, di aggregazione, di tradizione e di identità vengano dispersi da un’azione priva di visione unitaria e con interventi a macchia di leopardo. Sotto questo profilo, ad esempio, ci chiediamo perché, a fronte della mancata aggiudicazione della gestione del Centro Commerciale Culturale, non si sia pensato finora di affidare tale servizio direttamente allo stesso CSC, così riunendo in un unico centro decisionale la gestione dei due poli.”


“Il Centro Servizi Culturali” conclude Calvanese, “è un pezzo della storia di Ragusa che non possiamo permetterci di perdere e che necessita, anche da parte di chi amministra la città, della stessa cura e dello stesso amore che coloro che lo hanno pensato e tenuto in piedi per tutti questi anni vi hanno profuso con la loro fatica e il loro impegno; a loro devono andare il giusto riconoscimento e il ringraziamento da parte di tutti i cittadini ragusani, non solo con le belle parole ma con i fatti concreti”.