Gli ultimi rischiano di restare ultimi, preoccupazioni delle Ipab Sicilia

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Al contrario dell’enunciato evangelico, qui gli ultimi rischiano di restare ultimi. Soprattutto se non ci saranno proposte concrete per risollevare chi ha bisogno di aiuto speciale da questo status.

E’ stato questo il senso della “fotografia” scattata nel corso del primo incontro dei componenti dei cda, operatori e dirigenti delle Ipab della Sicilia (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza) che si è tenuto sabato scorso nella sede dell’Assap opere pie riunite Lupis-Boscarino-Moltisanti a Ragusa e che è servito per tracciare una linea guida delle proposte da presentare alla politica.

A portare i saluti del Comune di Ragusa l’assessore ai Servizi sociali Elvira Adamo. Quelli della diocesi il vicario, mons. Roberto Asta. E’ stato il presidente dell’Assap, Giulio Maltese, ad aprire i lavori e, nel ribadire l’aspetto meramente tecnico del confronto, a sottolineare: “Cominciamo a conoscere più da vicino quali sono le problematiche vere e proprie di questi enti, soprattutto quelle legate all’erogazione dei servizi senza che ci siano riscontri economici adeguati. I debiti sono molti. Ecco perché vogliamo predisporre un pacchetto di richieste da sottoporre all’attenzione della politica”.

Il dirigente generale del dipartimento della Famiglia e delle Politiche sociali dell’assessorato regionale, Maria Letizia Di Liberti, ha chiarito che il patrimonio immobiliare è enorme. “La Sicilia – ha spiegato – fa i conti con donazioni e lasciti di notevole spessore da parte di famiglie patrizie. E però le Ipab isolane hanno per metà una situazione finanziaria molto grave, mancanza di liquidità e, quindi, impossibilità a rimettersi in sesto mentre l’altra metà ha una condizione economica positiva, avendo rimesso in sesto i conti, avendo adibito tutti i locali ad assistenza agli anziani piuttosto che ad assistenza ai minori. Hanno valorizzato non solo il patrimonio immobiliare ma anche le professionalità presenti. Per le Ipab senza possibilità di ripresa, ci siamo adoperati per la riqualificazione del personale che aveva i requisiti e voglia di scommettersi per poi vedere di predisporre una mobilità verso le Asp”.

Tra gli interventi di rilievo quello di Federico Bergaminelli, giurista d’impresa-avvocato dei dati. “Nel mio intervento – sottolinea – ho spiegato essenzialmente il rapporto sul diritto costituzionale che cerca di abbassare come può le fragilità, le vulnerabilità riconducendo tutto ad un istituto di natura europea che è il regolamento europeo sul trattamento dei dati personali volgarmente chiamato privacy e all’importanza che questa normativa dedica alla dignità degli uomini in genere ovviamente passando attraverso l’articolo tre della nostra Costituzione e tutti gli atti regolatori a sostegno della tutela dei diritti fondamentali voluti dalla convenzione di Oviedo del 1997. Quindi non un intervento tecnico ma un intervento assolutamente di natura etico culturale normativo”.

Il sociologo Giovanni Iacono, in rappresentanza di Federsanità Anci, ha parlato del benessere degli ultimi, priorità di aziende e Comuni. “Ragusa – ha detto – ha un indice di vecchiaia di 181,8. L’invecchiamento della popolazione produce la cronicizzazione delle malattie, l’incremento della dipendenza dai farmaci, la necessità della cura e della “presa in carico”.

In questa ottica la rete comunitaria, sociale e sanitaria deve agire in maniera integrata e la ‘rete’ bisogna costruirla nella consapevolezza che l’essenza della morale è la responsabilità che ci assumiamo dell’umanità degli altri”.

Salvatore Guastella, vicepresidente dell’Assap opere pie riunite Ragusa, interagendo con i relatori e con il pubblico, ha consegnato ai decisori il risultato del confronto che “è servito per sapere di cosa parliamo, cosa abbiamo, quanti siamo e che cosa vogliamo. Quindi, questo è stato un incontro di ascolto che ci servirà per comprendere in che modo potremo interloquire con proficuità nei confronti delle rappresentanze istituzionali e, più in generale, della politica”.