Viaggiando nel tempo, scopriamo la Cripta sotterranea di Sant’Antonino

167
Giuseppe Ragona

La cripta di S.Antonio a Modica Alta. Un tesoro rimasto nascosto per più di 700 anni, scoperto quasi per caso grazie alla caparbietà e all’intuizione di Don Gino Tirrito, storico parroco della chiesa di S.Antonio oltre che direttore dell’istituto dei Salesiani sempre nella parte alta della città.

Siamo nel 2004. Don Tirrito si chiede da diverso tempo perché questa chiesa sia così “sopraelevata” rispetto al livello della strada. Le spiegazioni ricevute non lo convincono e così va avanti per la sua strada. Contemporaneamente sono in corso i lavori di ristrutturazione nell’oratorio dei Salesiani. Allora chiede agli operai specializzati di scoprire cosa ci sia sotto il pavimento della navata centrale. Dopo la risposta degli operai sulla presenza di una cavità, Don Gino è perentorio. “Bisogna fare un buco nel pavimento ed entrare”.

“Non nascondo che all’inizio avevo un po’ di timore – ci confessa Don Tirrito – anche per la possibile presenza di gas. Poi ho messo una candela accesa, quando ho visto che non si spegneva mi sono precipitato giù. Che emozione quel giorno entrare in un luogo ormai dimenticato da centinaia di anni”. Lo spettacolo era raccapricciante ed affascinante al tempo stesso. Al termine di uno stretto corridoio di giunge ad un piccolo altare di pietra. Qua i primi visitatori trovano scheletri e ossa sparse un po’ ovunque, gettati probabilmente dalle feritoie sul soffitto nel periodo post ricostruzione del XVII secolo. “Restai impressionato dalla presenza di un piccolo scheletro di un bambino appoggiato vicino l’altare. Una visione veramente forte”.

Per noi che siamo scesi giù a fatica attraverso un passaggio talmente stretto che abbiamo dovuto togliere i giubbotti per passare, essere lì è una continua emozione. Sembra di tornare indietro nel tempo, in una piccola chiesa del medioevo. C’è tanta, tantissima umidità. Di fianco all’altare c’è una piccola stanzina che la nostra guida d’eccezione ci descrive nei minimi particolari. “Questa è un’antica canonica trasformata poi in uno scolatoio. In questo punto, in corrispondenza di due vasche di pietra, venivano appesi i corpi dei defunti e lasciati asciugare. Una sorta di processo di mummificazione che precedeva poi la posa del cadavere nella cripta”. Ripercorriamo ancora il corridoio che termina nella roccia. Al di là c’è, o dovrebbe esserci secondo i nostri calcoli, il corso Santa Teresa. Si notano, guardando il soffitto, innumerevoli interventi di muratura che ci dimostrano come nei secoli questo luogo di culto abbia cambiato più volte aspetto.

Non senza qualche fatica ritorniamo su, i nostri occhi si abituano di nuovo alla luce e continuiamo l’intervista con Don Tirrito. La domanda viene spontanea. Come fare a rendere fruibile questo spettacolo archeologico? “Dal 2004 chiedo alla Soprintendenza di fare qualcosa – dichiara don Gino – ma non ho mai ricevuto risposta. So che i soldi ci sono, sono stati stanziati ma ad oggi nessuno ha mosso un dito. E’ un peccato tenere chiusa la cripta. Vorrei che quante più persone possibili potessero visitarla. Però se nessuno si farà avanti tra un po’ chiuderò definitivamente il passaggio con una lapide con inciso che a causa della non volontà di qualcuno la cripta resterà chiusa per altri secoli”. Sarebbe un peccato, come è un peccato non visitare questa ex chiesetta di campagna inglobata negli anni da Modica Alta. La particolarità, oltre alla cripta, è rappresentata dalla convivenza dello stile romanico con quello barocco. Sempre Don Tirrito ha contribuito infatti alla scoperta del soffitto romanico, intrappolato da una copertura barocca che in contemporanea con i lavori di restauro fu aperta, regalando a tutti quel meraviglioso spettacolo che è la chiesa di S.Antonio.