“Non chiamatelo centrosinistra”: mezzo Pd si dissocia dalle Primarie

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“Non chiamatele primarie di centrosinistra, perché non lo sono”.

Laconico il giudizio di Gianni Battaglia e di tutto il secondo circolo ibleo del Partito democratico rispetto alla decisione resa nota lo scorso 30 marzo da Peppe Calabrese e Nanny Frasca in rappresentanza del Pd e dagli esponenti di Territorio, Megafono e UdC.

“Vogliamo sgombrare il campo da possibili dubbi – esordisce Battaglia nel corso di una conferenza stampa indetta al fine di rendere nota la posizione del secondo circolo democratico riguardo le prossime elezioni amministrative – non crediamo che si tratti di una imposizione palermitana poiché il direttivo regionale, che inoltre non è intervenuto in nessun altro comune siciliano al voto, non ha nessuna competenza per intervenire nel locale. Lo statuto del Pd prevede un intervento dall’alto laddove le coalizioni non dovessero essere coerenti con le scelte del partito e paradossalmente proprio l’allargamento al movimento dell’ex sindaco Dipasquale sarebbe una scelta di cui si dovrebbe discutere ad alti livelli. L’accenno alle indicazioni da parte delle segreterie palermitane – continua – appare una mossa strumentale che serve sostanzialmente per superare rapidamente la contraddizione locale”.

“Intendiamo, con molta umiltà, dare voce ed interpretare la crescente preoccupazione ed insoddisfazione di una consistente parte dell’elettorato ragusano di centrosinistra, e del nostro partito in particolare, definendo la soluzione prospettataci dal segretario cittadino illegittima, sbagliata e politicamente non interessante. Sinceramente – puntualizza – siamo dell’idea che giorno 14 aprile queste primarie non si terranno”.

“Una scelta illegittima – spiega Angela Barone – perché in contrasto con lo statuto del partito a partire dai primi articoli dove si specifica che le decisioni fondamentali riguardanti l’indirizzo politico devono essere affidate alla partecipazione di tutte le elettrici e gli elettori, non essere esclusiva competenza dei vertici. Una mossa sbagliata – aggiunge l’ex consigliere provinciale – perché si tratta di una coalizione stridente, assemblata in base al peso politico delle parti ma senza la condivisione di un programma comune. Non si può applicare la formula Crocetta alla gestione di Palazzo dell’Aquila, non si possono azzerare gli ultimi sette anni di politica cittadina. Come si troverà l’accordo su questioni come il Parco degli iblei, il Piano paesaggistico, il futuro del centro storico? Temi su cui la precedente amministrazione, di cui Cosentini si propone di continuare il lavoro, ed il Partito democratico hanno punti di vista totalmente opposti”.

“In politica ci può essere il cambiamento – dichiara Gianni Battaglia – ma non così repentino, dall’andata al ritorno di un viaggio a Palermo. Questo percorso, assolutamente poco rispettoso degli elettori, è sbagliato sia nella sostanza che nei modi. Regole che ancora non si conoscono dovrebbero garantire una coalizione il cui perimetro non è stato definito da nessun organismo di partito”.

Nessun piano “B” ancora, ma si plaude alla proposta avanzata da Giovanni Iacono di un percorso condiviso tra tutte quelle forze di opposizione alla precedente amministrazione.

“Tutto il Pd abbandoni questa strada difficile da spiegare e che fomenta anche nel nostro elettorato sentimenti di antipolitica. I tempi suggeriscono altre soluzioni ovvero costruire una ampia coalizione civica basata su un forte e coeso ancoraggio programmatico. D’Asta, Platania, Calabrese, Iacono sono tutte ottime candidature ma debbono venire dopo un confronto di progetti ed una analisi della grave situazione che la città di Ragusa sta attraversando. Crediamo quindi in un incontro tra tutti i partiti e movimenti che incarnino la discontinuità. Al resto– conclude Battaglia – non siamo interessati”.