
Ecco il racconto di una scoperta fatta da Michele Frasca ma degna di Indiana Jones…
Non deve apparire strano ma a volte le cose che a noi piacciono un mondo e che per queste faremmo cose da pazzi pur di averle, agli altri o quanto meno a qualcuno non gli interessano più di tanto, o peggio, non gli interessano affatto. Ed è così che durante la prima scorazzata primaverile con le più strane e amate due ruote, durante una sosta meritata nella stupenda Sampieri, parlando dei nostri ricordi motoristici di tanti anni fa, si avvicinò al nostro gruppetto un cortese vigile urbano che credendo di farci cosa gradita, ci parlò di una moto molto strana, vecchissima, con una targa a tre numeri, senza freno anteriore e con un motore tipo affetta mortadella.
Ringraziammo il vigile, ci scambiammo i numeri di telefono ripromettendoci di rivederci nello stesso posto e di andare alla ricerca della moto misteriosa.
Così avvenne la domenica successiva. Non avendo trovato il vigile, ci mettemmo alla ricerca, durata qualche ora, fin quando ci trovammo davanti ad un casolare abbandonato, con degli animali domestici, galline, tacchini, custoditi da una vecchia e arrugginita rete metallica, e un cane da guardia avanti con l’età, sul punto della pensione, e con una fame che alla nostra vista ci saltò addosso non per azzannarci ma per chiedere cibo, cosa che opportunamente provvedemmo subito. Dopo che il povero cane si saziò, e divenne innocuo, entrammo in un vecchio fienile, abbandonato come il resto del fabbricato e dopo aver rimosso roba vecchia, arrugginita, dei vecchi letti, paglia, antichi scatoloni, culle dalle ruote enormi e dalle cromature ancora quasi nuove, dietro un aratro vecchissimo si intravide una ruota con una targa ben visibile, RG 197. E’ inutile descrivere il momento di grande gioia, il cuore batteva come un compressore al massimo della sua potenza e la curiosità si faceva ancora più intrigante e ci faceva porre delle domande : di che moto di trattava? Di quale anno era? Ma dalle caratteristiche del serbatoio sotto canna si intuiva che poteva trattarsi di una moto anni 20; il piccolo motore a valvole in testa e cambio in blocco, era l’inconfondibile Moser svizzero.
Pensammo subito a Gaia, Miller, XXX, ma cercando di pulire il serbatoio, notammo la scritta Lanfranchi e capimmo subito che si trattava di una F.V.L. (Francesco Vincenzo Lanfranchi) costruita a Milano.
All’interno del piccolo portaoggetti vicino al manubrio si trovava un set di valvole, candele , chiavi e bulloneria varia, un equipaggiamento impensabile per l’epoca e che apparteneva solo alle moto di una certa classe.
Ma la gioia si trasformava subito in una vera e propria amara disillusione quando si avvicinò sopra un immenso cavallo marrone un poco rassicurante cavaliere armato di fucile a doppia canna che dal fare minaccioso ci disse: “ Se nun vi purtati subbitu ‘sta speci ‘i ferru vecchiu, vi sparu a tutti”. Da lì capimmo la sottile e delicata ironia dell’uomo che della moto non gli interessava un bel niente. Fecimo come disse lui in un lampo,caricammo la moto su di un furgone che avevamo portato all’uopo, e quando stavamo per salutarlo ci disse: “ Ma come, ve ne andate senza festeggiare?”
Ci guardammo negli occhi capendo che l’unica risposta era quella di accettare e così facemmo , annuendo. Il cavaliere ci invitò a casa sua e quello che doveva essere un piccolo antipasto divenne una cena luculliana di quasi sei ore di fila.
Michele Frasca