Chiusura Fimiro, il Pm chiede l’assoluzione degli imputati dall’accusa di bancarotta fraudolenta

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Il Pubblico Ministero Alessia La Placa ha chiesto l’assoluzione dell’imputato, accusato di bancarotta fraudolenta, in quanto i beni che avrebbe distratto, vendendoli poco prima che la società deliberasse lo scioglimento,  in realtà sarebbero stati ceduti ad un prezzo congruo evitando così, anzi, ulteriori maggiori spese. E’ stato rinviato all’udienza del prossimo 12 giugno, quando il Collegio deciderà se accogliere la richiesta del pm La Placa, il  procedimento a carico del pozzallese Carmelo Roccasalvo, 51 anni, accusato di bancarotta fraudolenta continuata, e del compaesano coetaneo Antonino Ficili che, invece, deve rispondere di appropriazione indebita aggravata continuata. Il primo è comparso davanti al collegio penale, presidente Antongiulio Maggiore, a latere Francesco Chiavegatti e Vincenza Rada Scifo, con l’accusa di aver distratto, dissimulato e dissipato i beni sociali, iscritti fra i beni generando una minusvalenza. Il tutto, prima che l’assemblea straordinaria della FI.MI.RO, della quale l’imputato era amministratore, deliberasse lo scioglimento della società. Stante l’accusa, il Roccasalvo dismetteva beni mobili consistenti in auto veicoli da trasporto, fra i quali una minipala Camper depauperando in tal modo il patrimonio sociale con danno per i creditori. Questi i fatti accertati fra il 5 ed il 7 marzo del 2008. Questa l’accusa in capo all’imputato. Ma il Pm, con la richiesta di ieri, ha dimostrato che il Roccasalvo, difeso dall’avvocato Maria Grazia Gerratana (nella foto),  piuttosto, vendendo quei beni, in realtà evitava  spese maggiori alla società in quanto la rottamazione sarebbe costata molto di più. Il Ficili, invece, difeso dall’avvocato Carmelo Vicari (nella foto), in qualità di socio della FI.Mi.RO, dichiarata fallita dal Tribunale di Modica, nel corso della procedura fallimentare si sarebbe appropriato della somma di euro 4.000,00 che gli era stata consegnata da un creditore della società.